domenica 4 gennaio 2015

RINGRAZIARE BERGOGLIO? (di Piero Nicola)

Non è tutta farina del mio sacco. Di recente, ho spigolato qua e là nelle idee, nelle notizie di tradizionalisti, di controrivoluzionari, e innesto rami ai loro alberi.
  Il biancovestito venuto dall’Appendice sudamericana a sermoneggiare dalla finestra del Palazzo Apostolico che cosa ha fatto e promette di fare? Egli ha predicato che ognuno, concependo a modo proprio il bene e il male, non solo ha diritto di ascoltare ed esprimere la voce della coscienza, ma deve seguirla. Egli ha aggiunto che la Chiesa diventa sterile allorché intende dirigere le coscienze. Egli raccomanda ai preti d’aver comprensione per i risposati e misericordia per i viziosi, esclusa ogni altra avvertenza o prescrizione. Egli ha dato seguito al magistero corrotto dell’ultimo mezzo secolo, con notevoli aggiustamenti liberali. Troncati i richiami ai principi etici non negoziabili. Non più questioni di esegesi dei documenti conciliari.
  Il buon Parroco globale, umanamente soggetto a orientate insofferenze e antipatie, un po’ mal celate, in sostanza, che ha combinato e che cosa potrà combinare?
  Possiamo dire sia stato fedele al Concilio Vaticano II senza tentennamenti, avendovi dato congrua, rettilinea esecuzione.
  Costituzioni, decreti, dichiarazioni del Concilio non furono mai messi in dubbio dai predecessori, mai sospettati di cadute e fuoriuscite dalla dottrina dogmatica. Essi sostenevano una causa persa, perché col dogma certi errori facevano a pugni, e anche le ambiguità chiedevano d’essere emendate, essendo un loro corno soltanto, in regola con la verità sempiterna. Ma l’attuale successore è andato oltre: ha tirato diritto adempiendo le conseguenze logiche degli errori e dei corni disdicevoli. Ha dato il via libera alla relativizzazione degli articoli di fede.
  Se mons. Lefebvre nel 1991, poco prima di morire, disse, riferendosi al vertice romano:  “Abbiamo a che fare con persone […] che sono influenzate da tutti i moderni filosofi soggettivisti. Per loro non c’è verità, non vi è alcun dogma. Tutto si evolve. Questa è davvero la distruzione massonica della Fede”; se la dottrina della Tradizione vivente (derivata con abuso dalla Tradizione, che è eredità apostolica dei dati rivelati suscettibili di sviluppo) serve a giustificare quel soggettivismo o evoluzionismo, Lefebvre vide giusto e Bergoglio si è mostrato puntuale all’appuntamento col giudizio del fondatore della FSSPX - alla quale alcuni vescovi da essa fuorusciti imputano la defezione attuata col dialogo che intrattiene con Roma.
  Le folle in Piazza San Pietro, il compiacimento dei miscredenti come dei fedeli già viziati dai parroci e sollevati sentendo il papa loro così vicino, dispiacciono per la grande deriva delle masse. Tuttavia esse non vanno allo sbando molto più di quanto andassero due anni or sono. D’altronde, hanno ricevuto una mano dal Cielo per aver assistito all’accresciuto tradimento del Signore? Non è un paradosso. Il farsi grande e chiara la voltata di spalle al Maestro che istruì gli Apostoli e fondò la Chiesa, dev’essere una grazia di illuminazione, e insieme un castigo per chi non vuol vedere.
  Nel campo meglio indirizzato dei tradizionalisti spuntano ripensamenti, dubbiosità augurate e cenni di risveglio. Uno più papista del Papa (continuerà ad esserlo, ma sempre più travagliato dall’incongruenza): Antonio Socci, evidentemente scontentato dal nuovo acquisto che prese alloggio nella Casa di Santa Marta, ha sostenuto l’invalidità della sua elezione al Conclave. Altri, sempre attaccati alla presenza di un papa per il timore di andar giù e farsi male disconoscendolo, si trovano costretti ad accusarlo e a disubbidirli, proprio come non fosse il loro massimo pastore e vicario di Gesù Cristo - così definito dalla Tradizione, cui pure resterebbero fedeli - e quantunque anche la Scrittura li obbligherebbe ad astenersi dal muovere dure critiche rivolte a tutta la persona un tempo insignita di tiara, rivolte a tutto il suo operato. Né si può credere che un pontefice resti intero, essendo errante in materia di fede e di costumi, estraneo all’infallibilità, dal principio alla fine del suo governo.
  Quanti si gioveranno delle esagerazioni bergogliane, per una dose di merito loro, quanti finalmente discerneranno l’abisso che separa il papato di sempre da quello modernista? E poiché, come sta scritto, il demonio agisce astutamente dissimulando, non saremmo autorizzati a supporre che il Signore abbia lasciato viepiù cadere in tentazione sconsiderata chi rende evidente la trama del Nemico, e che questa divina clemenza dipenda da impetrazioni a noi sconosciute?


Piero Nicola

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