È uscito in questi giorni un importante e singolare compendio di storia
(a partire dal Settecento sino ai giorni nostri) intitolato "Le storie più
brutte", dovuto dalle penne congiunte dei signori Emilio e Maria Antonietta
Biagini. Il sottotitolo è chiarificatore: "Come raccontare al nipotino le
menzogne della storia contemporanea". L'istruzione impartita allo scolaro
serve all'elementare essenzialità del trattato, alla universale comprensione,
tanto utile a demolire gli sclerotici pregiudizi, formati da uno stillicidio di
falsificazioni.
Naturalmente chi pretendesse delle dimostrazioni attuate mediante la
scienza storica o filosofica oggi concepita, accademica, avrebbe molto da
ridire. Ma le pretese decadono immediatamente essendo fondate, nel migliore dei
casi, sul metodo positivistico, anti-metafisico, ovvero sull'ateismo. Mentre il
corollario degli autori consiste giustamente nel dato religioso e della vera
religione, ampiamente accertabile, volutamente negato dagli storici ufficiali.
Dal corollario del cattolicesimo discende bensì la ineguagliabile superiorità
della morale e della dottrina politica cattolica, alla luce dalla quale appaiono
i corretti giudizi sui fatti reali della vita dei popoli, dopo che lo studioso
abbia operato, con la medesima onestà cristiana, un'obbiettiva ricostruzione
degli accadimenti.
Su questi due ultimi punti dei fatti e dei giudizi, poiché nessuno è perfetto
e infallibile (né io pretendo di esserlo), in coscienza mi sento di opporre
alcune osservazioni; a parte ciò ritengo condivisibile, oltre all'impostazione,
l'intera esposizione, in particolare, riguardo al ruolo primario giocato dalla
massoneria, o dalle massonerie, nel confronto storico tra mondo e Chiesa, tra le varie potenze al servizio del Nemico e i pur difettosi potentati
cattolici.
Desidero anzitutto rilevare che la citata chiesa postconciliare non
risulta abbastanza decaduta dal suo ruolo di depositaria della Verità. La qual
perdita non è stata affatto di secondaria importanza.
Seguendo lo svolgimento degli eventi, giunti alle guerre d'Africa e alle
guerre mondiali, manca un doveroso riconoscimento dei sacrifici, delle fedeltà
e degli eroismi, attuati per la Patria dai nostri combattenti e, in misura
inferiore, dal popolo. Tali valori non possono essere tralasciati a motivo di
eventuali errori o colpe dei governanti.
Circa l'ordinamento dello Stato, la stessa Chiesa riconobbe che nessuna
costituzione era condannabile: non il Re
assoluto, non la problematica democrazia, purché fossero rispettosi della Legge
di Dio. Bisognava prendere in considerazione soprattutto il modo di governare.
Ne consegue che la bontà del sistema politico dipende dalle circostanze. Ora è
innegabile, per fare un esempio, che in Spagna, nel 1938, il capo militare e
politico, dopo aver sconfitto la peste del comunismo, dovesse instaurasse una
dittatura. Lo stesso regime conveniva al Portogallo, dove pure il successivo
avvento della democrazia non migliorò di certo la salute morale e spirituale di
quella nazione.
Il nazionalismo. - S'intende che gli eccessi vanno evitati. Però il
tossico richiede l'antidoto, che non è blando. Nella saggia Roma repubblicana,
allorché la situazione era critica, il dittatore sostituiva i consoli. Perciò
occorre andar cauti con le drastiche risoluzioni che, intese a stabilire la
normalità, fanno invece ricadere nel fango. E non stanno nel fango, come pure
ci viene mostrato, i tradizionali e consolidati regimi parlamentari d'Occidente,
oltre a tutto travagliati dalle fazioni che contraddicono l'essenza della
Patria comune? Gli autori osservano che "in teoria l'insegnamento è
libero, ma pressioni brutali vengono esercitate su insegnanti e professori che
non si adeguano alla versione 'politicamente corretta' della storia". E
allora che differenza fra la cattiva democrazia e il cattivo autoritarismo? Non
sarebbe difficile dimostrare che la democrazia ha in sé almeno tanti difetti
quanti ne ha l'autoritarismo.
Il
discorso non cambia per i "poteri intermedi" e il centralismo statale:
entrambi possono divenire contrari al bene comune. Se è giusto riferirsi al
modello, è indispensabile non perdere di vista le invitabili anomalie della
condizione umana.
"La propaganda laicista risorgimentale", pur mitigata dal
riconoscimento tributato alla Chiesa e dalla formale messa al bando della
massoneria, fu senza dubbio un errore colpevole del fascismo. Quanto
all'entrata in guerra, occorrerebbe stabilire che non ci fosse stato un nemico
da combattere e che lo si sarebbe potuto combattere diversamente. In via di
principio, può valere di più una guerra perduta che una pace di sottomissione.
La Seconda Guerra Mondiale. - Si dice nel libro che "i polacchi
bloccarono le comunicazioni fra la Germania e la ormai isolata provincia della
Prussia orientale, la cui economia venne così gravemente impoverita. Danzica,
tedesca al 97%, era praticamente assediata. Le popolazioni tedesche della
Polonia occidentale venivano sottoposte ad angherie d'ogni genere". Dunque
il Reich aveva qualche ragione di pretendere il famoso corridoio di Danzica,
negato dalla Polonia. Ma Francia e Inghilterra, che già le avevano dato
"ogni sostegno perché potesse continuare nella sua politica
oppressiva", dichiararono la guerra come alleati della Polonia attaccata.
Non vollero soprassedere, e il motivo lo leggiamo in un'altra pagina: "la
Germania era un pericoloso rivale economico e politico da abbattere: era alla
sua distruzione che miravano i grandi professoroni di democrazia, non ad
abbattere il regime e a liberare il popolo tedesco".
Hitler era un criminale. Ma che avesse voluto provocare l'immane
conflitto e che non potesse vincerlo, nonostante l'intervento degli Stati
Uniti, sono cose discutibili. In un libro di memorie degno di ogni attenzione, l'insospettabile
Antonia Setti Carraro, allora crocerossina in un campo di addestramento di
truppe italiane in Germania, ebbe fortuitamente a costatare gli esperimenti di
potentissime armi segrete, bensì attestati da giornalisti italiani e dello
stesso Mussolini. Bombardamenti o sabotaggi impedirono la realizzazione fors'anche
della bomba atomica. Pare che il tiranno avesse detto: "Che Dio mi perdoni
gli ultimi giorni di guerra". Può darsi che il Signore abbia sventato il
suo disegno. Del resto, non pochi altri avvenimenti bellici furono suscettibili
di far prendere un'opposta piega al conflitto mondiale.
Piero Nicola
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