lunedì 1 giugno 2015

FACCIAMOCI DUE RISATE BONARIE (di Piero Nicola)

Per via di interessi e pedestri e alati, alcune famiglie si sono urtate con un'altra diversa parentela. In mancanza di un giudice super partes abile a dirimere le loro questioni, dette famiglie hanno preso provvedimenti contro l'avversaria. Questa ha deciso di non ammettere in casa sua le persone della compagine con cui si è aperta la lite, le quali hanno dimostrato una spiccata ostilità. I capifamiglia fra loro alleati hanno esibito il superciglio e lo sdegno per l'atteggiamento assunto dall'avversario, poiché ha avuto il coraggio di chiudere le porte a qualche loro esponente. Essi si drizzano sulle ragioni da loro difese a spada tratta per l'umanità - sebbene manchi il tribunale obiettivo che possa approvarle - inclusa la rivendicazione del diritto ad entrare nella dimora altrui quantunque non graditi. Per giunta, un clan della coalizione che si è adontata, ha già, per conto suo, dichiarato indesiderabili diversi membri rappresentativi del clan adesso nuovamente biasimato per il suo divieto.
  La similitudine è per l'UE e associati, i cui governanti ora s'inalberano, ora si lagnano dell'ingiustizia e per il dialogo sabotato dalla Russia, che ha redatto, con una ritorsione inconcepibile, una lista di occidentali e di confinanti cui preclude l'ingresso sul patrio suolo. Inoltre qualcuno di essi pretende di conoscere in anticipo quali siano i soggetti colpiti dal bando e strabuzza gli occhi davanti al rifiuto.
  L'opinione pubblica si beve la fantasiosa propaganda, cui i mezzi di informazione e i commentatori fanno da cassa di risonanza. L'assurdità lascia inerte il senso dell'umorismo nelle moltitudini sature di pregiudizi altrettanto surreali.
  Non è forse vero che, un giorno sì e uno no, le gazzette che mettono in circolazione i fatti del momento parlano dei tesori di questo o di quel paese dicendoli patrimonio dell'Unesco e dell'umanità? Non è forse vero che questo comunismo, avente la maschera posticcia del diritto, soddisfa gli appetiti indecenti, l'inclinazione all'appropriazione indebita dell'uomo, allevato sin dall'infanzia nelle scuole dove si accarezzano i poveri lazzaroni e si castigano gli onesti per il loro senso della rettitudine, così tanto nociva ai poveretti? Non è vero che i predicatori aggiornati ricordano come la terra intera fu data a tutto il genere umano perché ne usufruisse indifferentemente?
  Quale meraviglia, allora, se ai clandestini, moralmente non meglio definibili, si attribuisce la facoltà di godere delle opere costruite dai nostri padri, dei beni da noi ereditati, e la facoltà di togliere il pane ai nostri connazionali! Quale meraviglia se gli stranieri, che potrebbero tornare nelle loro terre senza alcun grave pregiudizio (vedi i sudamericani e gli ucraini, esportatori di somme notevoli), tolgono il lavoro ai nostri compatrioti, senza che nessuno denunci l'omissione dei debiti provvedimenti! Infatti, è ormai superata la scusa che i nostri non vogliono fare i lavori umili. E quale meraviglia se coloro che li rifiutarono non ne subirono le giuste conseguenze! Per legge, i giovani italiani, finché non abbiano soddisfatto le loro vocazioni lavorative, possono farsi mantenere dai genitori. Questi principi devono generare il grottesco e il sorriso che stempera l'amarezza.
  E le pene risibili inflitte ai delinquenti, che raddoppiano il pianto delle loro vittime e destano lo sconcerto momentaneo di altri, esse donde vengono se non dalla vasta adesione a una pietà emozionale ed epidermica, che ha consentito ai politicanti d'ingrassarsi?
   Oggi tutti loro hanno vinto le elezioni. Prodigio di una competizione in cui non ci sono perdenti, nemmeno il concorrente maggiormente in regola con saggezza e lealtà, di solito destinato a soccombere. La risata si spegne nella riflessione, specie quella che non può permettersi il disprezzo.

Piero Nicola 


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