Questo lavoro è
rivolto soprattutto a quanti si interessano dei problemi riguardanti l'organizzazione
della società. … Potrà essere gradito anche a quanti in La Pira ammirano e
venerano l'uomo che, da testimone politico, trova nel Vangelo le regole per
dare una direzione sicura alla civiltà umana e si pone interamente a servizio
dei fratelli, nelle sue vesti di docente universitario, parlamentare nonché
capo nell'amministrazione comunale di Firenze. Ma soprattutto come uomo di
pace, perché vede nei suoi simili dei fratelli e in essi Dio.
Giulio Alfano
Nel mare
tempestoso e ingordo, in cui sta affondando la vicenda degli illuminati, il
pensiero di Giorgio La Pira, puntualmente e magistralmente interpretato da
Giulio Alfano in un saggio (Giorgio La Pira – Un Domenicano alla
Costituzione) edito in Chieti dall'infaticabile Marco Solfanelli, capovolge
l'immagine di La Pira sottomesso all'ideologia progressista e riconosce in essa
l'intatta vitalità della tradizione cristiana.
L'attività di La Pira nell'assemblea
costituente fu la testimonianza da un cattolico intrepido, che, in mezzo alle
furie del secondo dopoguerra, interpretò fedelmente le indeclinabili ragioni
della pace nell'ordine civile .
In una assemblea agitata dalle ideologia e dai
rossi furori discendenti dalla guerra civile, La Pira fu testimone dei
princìpi del diritto naturale e pertanto si impegnò affinché “la struttura
della Costituzione fosse conforme alla struttura reale del corpo sociale poiché
questa struttura è organica e si svolge per la comunità”.
Di qui l'affermazione del primato della
persona e la ricusazione “della concezione hegeliana, che vede lo Stato come
un tutto e l'individuo come elemento integralmente subordinato alla
collettività, in antitesi con l'altra concezione, che pur rispettando le
esigenze della collettività, vede la persona come un ente dotato di una sua
interiore autonomia e quindi considera la libertà e i diritti suriettivi non come
concessione, ma come conseguenza di questa interiore autonomia”.
Il rigetto della suggestione illuministica è
pertanto radicale: l'esigenza della libertà, infatti, è l'unica esigenza
avvertita da Rousseau.
Se non che La Pira dimostra che, nell'ottica
illuministica la libertà politica fa sparire tutti gli altri enti: “Dov'è
la famiglia? Dov'è la comunità religiosa? … Dove sono le organizzazioni di
classi, le comunità di lavoro, che pure esistono? Insomma tutto questo mondo
organico in cui si articola il corpo sociale, nella concezione rousseauiana è
sparito, tanto è vero che la prima preoccupazione che voi trovate nelle
dichiarazioni del 1789 e del 1791 è questo: scioglimento di tutte le
corporazioni... E perché? Perché nella mente di Rousseau ed in quella dei
costituenti del 1789 esistevano 20 milioni di francesi, atomisticamente
considerati, i quali formavano la comunità attuale”.
L'adesione ai princìpi corporativi urge nel
pensiero lapiriano e detta la denuncia incombente sul pensiero moderno: “il
giorno in cui voi disarticolate tutte queste società e lasciate un'unica
società, che è quella politica statuale, avete il crollo della vita associata:
da qui la formazione del proletariato, la genesi della questione operaia; i
problemi grandissimi di struttura economica hanno qui la loro radice”.
Di seguito la critica della
Carta dell'Ottantanove si spinge fino all'accusa di limitatezza: “è una
carta monca, perché quando avete affermato che l'uomo ha la libertà politica,
cioè il diritto di partecipare, in piede di eguaglianza, al governo della cosa
pubblica, ma non avete riconosciuti diritti che sono connaturali con le altre
comunità di cui egli fa parte, avete affermato un diritto incompleto. Avete la
situazione drammatica che si creò dopo il 1789 e da cui è derivata
l'inquietudine di questo mondo in contrasto, che è il mondo contemporaneo”.
Sulla sincerità dell'antifascismo
avventizio, professato (non senza ragioni) da Giorgio La Pira è arduo dubitare.
La proposta lapiriana di fare entrare l'idea corporativa nella Costituzione
repubblicana, tuttavia, può essere intitolata all'antifascismo puro
soltanto a prezzo dell'oblio (acrobatico) dell'avversione fascista alle
economie politiche di stampo illuministico e/o liberale.
L'eredità corporativa, separata dalla
umbratile memoria della dittatura, è la chiave atta ad aprire la via d'uscita
dall'Occidente liberale.
Piero Vassallo
Piero Vassallo
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