“Per Dossetti
non valeva la tradizionale dottrina cattolica del diritto naturale, secondo cui
i vincoli della legge naturale sono antecedenti lo Stato. Per lui il diritto
naturale non limitava lo stato e la persona umana, non era il nucleo da cui
nasceva il diritto. … Il diritto positivo dello stato era, per Dossetti, l'unico
diritto vigente”.
Ennio Innocenti
Poiché il pensiero si avvicina alla indeclinabile
verità quando fugge dalle tentazioni della gloria vana, è lecito affermare che
don Ennio Innocenti, autore di una magistrale e coraggiosa Critica alla
carta costituzionale d'Italia, testo edito in
questi giorni dalla Sacra fraternitas aurigarum in Urbe,
appartiene alla irriducibile minoranza degli studiosi refrattari, che
contrastano magistralmente l'ideologia degli apostati, trionfanti e gongolanti
nelle società assordate e intossicate dagli squilli della miscredenza illuminata.
Ispirata dalla refrattarietà alla teologia
luterana e dal laicismo, la critica della costituzione italiana è avviata dalla
puntuale analisi del principio ispirato dal pessimismo luterano, che contempla
“la totale consegna della società nelle mani dell'autorità statuale”.
Ora la degenerazione in atto nella politica
italiana ha origine dal germe dell'assolutismo democratico, che ha interamente
trasferito la sovranità al Parlamento.
L'immanentismo maramaldo, osserva don
Innocenti, “inquina nel profondo il mondo moderno, e si innesta allorché si
sostiene – ritenendosi non sussistere nulla di superiore alla ragione umana né
valori trascendenti – che quanto è stabilito dalla legge positiva trova in essa
il suo vero e ultimo fondamento, e per ciò stesso quindi tutte le disposizioni
della legge positiva vanno osservate sempre”.
Le ragioni della critica cattolica (animata da
Pio XII) alla modernità furono malauguratamente inquinate e sopraffatte dalle
suggestioni concepite e propalate dai democristiani, obbedienti al sinistrismo
di Giuseppe Dossetti e conquistati dalle tesi di Jacques Maritain, “propugnatore
d'una cristianità riconciliata con la rivoluzione democratica moderna”.
Dalla filosofia maritainiana discende,
infatti, quella rovinosa cultura politica democristiana, “che esalta la
nuova costituzione come fondata sulla resistenza, ossia sulla guerra civile
voluta dai comunisti (che ancora nel 2016 vengono premiati per le loro stragi)
invece che sulla fraternità civica”.
Dalla paura destata dagli atti criminali dell'alleato
comunista, discendono la timorosa flessione della politica cattolica e il
silenzio sui crimini di stampo staliniano consumati nella radiosa primavera del
1945 (durante la quale don Innocenti calcola che furono giustiziati –
assassinati - almeno centomila fascisti. Una gloriosa mattanza, che fu
eretta a festa della liberazione).
Interessante è infine la ricostruzione della
resistenza dei cattolici (ad esempio Giuliano Balbino e Giovanni Papini) alle
leggi razziali e la sottolineatura della pieghevolezza del regime fascista in
materia di difesa della razza: “senza ripetere qui le osservazioni di De
Felice e di Primo Siena, basterebbe l'azione svolta dal questore Palatoci a
dimostrare la flessibilità del governo fascista in tale doloroso frangente”.
Al proposito don Innocenti rammenta che
l'evoluzione filo cattolica del fascismo era favorita dall'influsso di
autorevoli prelati e di affermati scrittori quali Niccolò Giani, Guido
Pallotta, Carlo Borsani, Giovanni Papini, Giuseppe Bottai, Federico Tozzi,
Domenico Giuliotti, Pietro Mignosi, Piero Bargellini, Arnaldo Mussolini.
Don Innocenti, infine, cita lo storico
israeliano Yehoshna Porat, il quale ha rammentato che “il regime [fascista]
salvò migliaia di ebrei nel sud-est della Francia e in Croazia”.
Tali notizie dimostrano che il soggiacente,
inflessibile antifascismo costituisce la debolezza della cultura a monte
della costituzione italiana e a valle della politica radicata
nell'indeclinabile guerra civile.
Negli anni del sanguinoso dopoguerra, il
faticoso lavoro di ricerca intorno alla tragedia degli italiani, condotto da
don Ennio Innocenti, ha prodotto un ingente volume di notizie e di commenti che
assottigliano e ridimensionano l'apologetica resistenziale e restituiscono la
parte di dignità alla quale hanno diritto i vinti in camicia nera.
Il risultato di tale infaticabile revisione è
il riscatto delle verità deportate sulla faccia proibita e comunque
inguardabile (per decreto) della storica luna.
Il faticoso riscatto della memoria di un'unità
conquistata debellando lo stato della Chiesa e i legittimi regni e ducati, è il
modello della revisione necessaria ad ottenere la rinascita di un patriottismo
avvelenato dalla giustizia esercitata dagli eredi della vittoria ottenuta dal
partigiani al seguito dei vittoriosi nemici della tradizione italiana, gli
alati giustizieri anglo-americani e i loro tirapiedi.
Piero Vassallo
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