giovedì 27 ottobre 2016

IL TRAPPOLONE (di Piero Nicola)

  Ho fatto un sogno agrodolce, istruttivo; ho sognato una storia ininterrotta, preceduta da dettagliati quadri di vita sociale commentata. Eccoli qua:
  In un paese di nome Torpore da lungo tempo il popolo è libero, sceglie i suoi deputati al parlamento votando questo o quel partito; però con scarsa soddisfazione, specialmente negli ultimi anni. A furia di farsi concorrenza con i programmi e le promesse, i partiti non hanno più una bandiera, sono l'ombra di quello che furono (di desta, di sinistra di centro). Le loro lotte, anche intestine e senza esclusione di colpi bassi, il trovare appigli e ricatti per sopraffarsi nonostante che le loro differenze siano diventate trascurabili, hanno in essi portato a galla la feccia volgare e scaltra, hanno incrementato dovunque la corruzione, sicché prosperano i trafficanti, la malavita e lo spaccio. La gente non ha scelta. D'altronde, viene ipnotizzata con le novità, si diverte ad assistere alle puntate della telenovela politica, soprattutto arraffa i godimenti materiali, sensuali e morali che le sono propinati per tenerla buona. Per quietare la propria coscienza, la gente si persuade che siano conquiste sociali oneste e umanitarie.
  Esistono pure milioni di disoccupati, di poveri in canna, e altre vittime numerose, ma restano una minoranza e, si sa, in democrazia la minoranza non conta, salvo che faccia la rivoluzione. Poco importa che siano stati proclamati i sacri diritti delle minoranze. Di fatto, i diritti delle minoranze prostrate e silenziose sono in rapporto al grado di protesta violenta che possano compiere. Il governo, impantanato nella crisi economica, propaganda il proprio operato, vuol dimostrare i buoni risultati ottenuti, dice di lavorare per ridurre la povertà, e invece la fa crescere. La parola è libera, ma chi critica il conformismo, chissà come, finisce per essere tacciato di oscurantismo, di crudeltà e di populismo. Sebbene la parola populismo sia oscura, perché quelli che l'usano per dare addosso agli scorretti, ai dissenzienti, praticano sistemi populisti.
  Il Sommo Sacerdote, se talvolta punge i responsabili della vita pubblica, è per apparire credibile nella sua predicazione della bontà, con cui non fa altro che infrollire maggiormente la massa. Egli trasuda benvolere e comprensione e altruismo, sicché persino gli atei lo stimavano per le sue comode larghe vedute, che coincidono alquanto con la loro pelosa liberalità.  
  Lo stato di Torpore possiede un'invidiabile posizione geografica. Le sue coste sono bagnate da un mare temperato, le sue terre amene e ricche di vestigia d'un'inclita civiltà, producono le migliori derrate del pianeta. Gli abitanti si distinguono ancora per l'estro e l'iniziativa scientifica e produttiva, sebbene i vizi abbiano impoverito il suo sangue e ne soffra la procreazione.
   Ora, sull'opposta sponda marina si estende un continente popolato da genti disgraziate, travagliate da conflitti, prive di tradizioni valevoli, incapaci di sottrarsi allo sfruttamento dei potenti internazionali. Sebbene nel complesso quella situazione non sia mai cambiata, a un certo momento una buona parte di loro ha preso ad aspirare al benessere del Nord e si è data ad intraprendere l'emigrazione comunque sia. Costoro non hanno nulla in comune con i torporiani, né lingua, né costumi, né civiltà. Moltissimi professano una credenza che ammette soltanto sé stessa, dunque nemica del paese ospitante d'altro costume. Moltissimi non hanno arte né parte. Altri parlano le lingue e pare abbiano studiato. Molti sono giovanotti e uomini validi, ammirati obiettori di coscienza, pacifisti che hanno abbandonato il campo di battaglia e laggiù sono chiamati disertori. Tanti sono sfuggiti alla giustizia della loro patria e andranno ad ingrossare le fila della delinquenza. Tanti sono stati indotti all'emigrazione dai trafficanti o costretti dagli schiavisti con le buone o con le cattive. Tutti arrivano avendo pagato un buon prezzo per la traversata. Ma i reggitori e i partiti importanti di Torpore ribadiscono che chi fugge da guerra e fame deve essere accolto, anche essendo quasi impossibile stabilire che se abbia il diritto. I maestri ignavi, ma all'onor del mondo, insegnano che il miscuglio delle nazioni è una ricchezza anziché un pasticcio, per cui si cessa d'essere degni figli dei padri e di appartenere a un popolo che conservi una fisionomia; negano che la tradizione sia vagliata saggezza; insegnano che è preferibile aumentare le nascite mediante gli stranieri, anziché agevolare papà e mamme nostrane, e preferibile che gli stranieri facciano i lavori più incomodi, piuttosto che mettere i giovani nullafacenti nella condizione di doverli svolgere.
  Insomma, dall'altra sponda vengono, su barche e barchette, folle di sconosciuti i quali non si curano di rischiare la morte pur di allontanarsi dalle miserie di casa propria, maggiormente mortifere soltanto per eccezione. Essi scelgono l'avventura, e non già di lottare e d'adoprarsi per raddrizzare le patrie cose storte, che, raddrizzate, trarrebbero profitto dalle ricchezze naturali.
  E allora il governo, che ubbidisce al distante Potere dei Poteri, organizza il soccorso, manda a prendere i pericolanti sin presso la riva Sud del pelago, incoraggiando l'avventura suicida, incoraggiando la venuta di quelli che non riconoscono lo stato che li riceve sul suo territorio, perché non rinunceranno alla propria nazionalità e alle proprie leggi.
  La Potenza egemone vinse una guerra contro Torpore, lo liberò dal giogo dell'ordine assai rigido, da una salute assai obbligatoria. Essa restaurò il nome Torpore, che gli era stato cambiato onde tenere assai i cittadini nelle vetuste tradizioni. La Potenza egemone li svegliò nel moderno progresso, e Torpore rimase.
  Così va il mondo per chi ha accolto la sconfitta e, senza guardare per il sottile, si è affidato alla filosofia vittoriosa.  
  Qui è cominciata la vicenda onirica. Marinetta, un villaggio di quattrocento anime sorge sul piatto litorale di una placida laguna (sic). Ci si vedono rari forestieri a causa del paesaggio desolato e delle alghe che invadono le acque (sic). I paesani pescatori si rompono la schiena per un guadagno stentato, ma vivono tranquilli. Un uomo intraprendente si è arrischiato a costruire un alberghetto con caffè, dove ci si ritrova a fine giornata e si gioca una partita. Qualcuno ha spedito una e-mail di prenotazione sebbene la stagione sia morta. Sperano in un po' di commercio, in un giro di viaggiatori e di villeggianti.
  Il Primo ministro, cui conviene ogni tanto dire delle verità, dichiara che gli altri Stati della Lega Continentale si sottraggono agli impegni, non accogliendo le quote di immigranti che spettano loro. Egli si fida dell'ottusità dei cittadini. Soltanto l'altro ieri ha sostenuto in una conferenza stampa che gli stranieri sono una benedizione anche economica. Come mai non si fa in quattro per tenerseli tutti? Ma gli elettori non sono poi tanto tonti, cominciano ad averne abbastanza di disordine civile, di spese straordinarie a carico del contribuente, e le elezioni generali sono vicine. Sennonché gli scaltri hanno sempre un asso nella manica. Un asso giocato magistralmente dall'Autorità religiosa. È l'espediente dei buoni sentimenti viscerali e superficiali. Basta toccare la corda della proverbiale bontà popolare, della generosità, infine del vanto commosso e irresponsabile d'essere generosi. Per ottenere l'adesione è sufficiente suscitare le passioni del cuore e della mente, e addio ragione responsabile! La parola solidarietà assicura la presa, essendo magicamente rassicurante e vincolante.
  Gli arrivi dei semi-naufraghi sono stati così copiosi che non si sa dove metterli. Non basta pagare bene i borghi e le città per indurli a fornire vitto e alloggio. Il bravo funzionario governativo preposto alla provincia di cui fa parte Marinetta ha licenza di requisire alloggi. Invia un perentorio ordine di requisizione di camere dell'alberghetto rivierasco di belle speranze. Dovrà ospitare dodici persone. Nemmeno i nonni dei paesani sanno più che cosa significhi requisire, espropriare. Ma bisogna impararlo. L'imposizione sconsiderata solleva l'indignazione e la collera degli oltraggiati che, solidali, vanno ad erigere una barricata sulla strada di accesso al villaggio. Arriva il torpedone inviato dal funzionario. La determinazione dei resistenti è infrangibile, sembra avere qualcosa da insegnare agli svariati dimostranti che presto tolgono il blocco. Il funzionario sembra costretto a fare marcia indietro; provvede a un'altra sistemazione dei trasportati. Ma sull'automezzo, all'insaputa di tutti, aveva fatto salire dodici donne di colore di cui una incinta. Comunque sia andata, l'incidente ha sortito il grande effetto.
  Apriti o cielo! Vergogna! Una valanga di accuse, di improperi, di esecrazioni si è abbattuta sui pescatori e sulle loro famiglie. Tutta la stampa a inveire contro i malvagi che hanno calpestato la solidarietà, e rasentato il razzismo. I ministri a biasimare il peggiore degli esempi, che non può appartenere alla cara maggioranza. Il Sommo Sacerdote ha potuto a suo agio pontificare contro i costruttori di barriere, contrapposte agli afflitti da guerra e carestia. La pietà innanzi tutto. La considerazione delle conseguenze è una faccenda di disgraziati egoisti e di causidici. Intanto il Sommo Sacerdote non invoca misericordia per i pescatori e le loro famiglie, schiacciati sotto il tallone delle Autorità, delle televisioni, dei lealisti. Ha preso le parti dei meschini il capo, poco religioso, di un partito minore. Ci voleva! Doppio vantaggio: egli dimostra la garanzia della Libertà, e viene additato al discredito ora che ci sono le elezioni.
  Al mio risveglio, però, mi è sorto un dubbio sulla verosimiglianza del sogno. Sarà poi vero che gli abili mestatori a lungo andare la passino liscia? Se mi volgo intorno, vedo e sento parecchia diffidenza e scetticismo all'indirizzo di quelli che stanno in cima. Per esempio, non sono convinto che sia una furberia lo sperticarsi di Obama, di sua moglie e di De Niro, a favore della Clinton. 


Piero Nicola

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