Qualcuno
disse: "Il popolo è donna". Costui un po' avventatamente alluse alla
passività femminile. S'intende che la persona oggetto di desiderio e di
conquista (corteggiatori che danno il meglio di sé, pavoni che fanno la ruota,
lusingatori di ogni sorta) ha di che difendersi, ha facoltà di scelta, può anzi
prendere l'iniziativa, può sedurre e, mai come oggi, la fa da padrona. Tuttavia
la natura dispose un fondamento: il maschio è fatto moralmente e fisicamente
per svolgere un ruolo peculiare, una funzione attiva. Egli ingravida, le sue
capacità a svolgere le funzioni della vita restano normalmente invariate, e gli
è data l'attitudine a proteggere donna e famiglia.
Così la metafora
ha un senso. Anzi, il popolo si trova in uno stato di maggiore soggezione e
volubilità. Ciò farà sperare i cosiddetti tradizionalisti (non impropriamente
chiamati tali: quando il progresso fallisce occorre rifarsi dagli esempi del
passato) e farà indispettire gli inguaribili ottimisti.
Allegoria della facile conversione della massa l'ha fornita ultimamente
il fenomeno Il Volo. Questi giovani in
possesso di talento vocale o canoro, nonché d'una buona dose di genuinità e di
entusiasmo, hanno spopolato nelle platee del mondo intero, in piazza e nelle
trasmissioni televisive. I loro concerti non hanno nulla da invidiare, quanto a
partecipazione di pubblico, alle adunate oceaniche prodotte dalle rock star che
si danno a indiavolati rituali bacchici, o che intonano trite nenie iperboree,
altrimenti canzoncine mediterranee imbastardite.
Il
repertorio dei Volo può dirsi
classico, melodico e soprattutto italiano. Essi emanano uno spirito pulito,
leggermente goliardico. Insomma rappresentano l'antitesi dello spirito attuale:
filosofico oltre che musicale.
In
questi giorni, il celebre tenore spagnolo Placido Domingo, che in un'intervista
collocò Andrea Bocelli in un campo distinto da quello dell'opera, si è unito ai
tre prodigi del bel canto in una loro esibizione. Vien da pensare che sia stato
un omaggio alla loro schiettezza.
Dunque questa pulizia, di cui inconsciamente
la gente ha sete e bisogno, è divenuta popolare, nonostante le resistenze e le sotterranee manovre per corromperla. Sarà
stata anche una necessità di cambiamento, il solito amore del nuovo. Interessa
la dimostrazione che la moltitudine, sovrana a mezzo servizio, viziata e
drogata dalla propaganda martellante, non è mai perduta. Bastano un canto, una
nostalgia, una ventata d'aria pura, per farla girare da Nord a Sud. Ci vorrebbe
soltanto un trio di cantanti politici bravi e dabbene, e il gioco sarebbe
fatto.
Piero Nicola
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