martedì 23 febbraio 2016

GLI ERRORI QUOTIDIANI DEL TRASGRESSORE (di Piero Nicola)

Bergoglio esibisce infrazioni assai gravi e di vario genere. Ciò ormai dovrebbe essere acquisito. Le esibisce a ripetizione e sotto diverso aspetto ne conferma il concetto e la pratica. Potrebbe bastare. Ma non è inutile continuare a riprendere le offese recate al Signore da questo particolare errante. Infatti sono forti e comprensibili le resistenze ad ammettere che colui che occupa la cattedra di Pietro faccia più male alla Chiesa di quello che farebbe un anticristo maggiormente riconoscibile, essendo sfornito dell'unico, candido paludamento.
  Nell'ultima estemporanea conferenza stampa, Bergoglio ha detto chiaro che non intende pronunciarsi sulla legge Cirinnà, in quanto non si intromette nelle questioni della legislazione statale. Tale asserto non può essere una balordaggine passeggera e di poco conto. Primo, perché è stata resa alla stampa, quindi al vasto pubblico e non è stata in alcun modo ritrattata. Secondo, perché l'asserita astensione ha avuto ampio riscontro nei fatti.
  L'avere Bergoglio, in merito alla legge in votazione, affermato che la famiglia si compone di un uomo e d'una donna, e il presidente della Cei Bagnasco l'aver sostenuto che il voto costituisce un caso di coscienza e dovrebbe essere palese, non hanno rilevato i gravissimi peccati pubblici, che la legge assolve, e ai quali essa attribuisce il valore di un diritto. Gli atti peccaminosi sono: la legale unione more uxorio di persone dello stesso sesso, e l'adozione del figlio di una di esse da parte dell'altra.
  Questa civile negazione della colpa che grida vendetta al cospetto di Dio, doveva essere per lo meno riprovata da chi pretende di essere il papa. Non facendolo, egli incorre in un duplice peccato di omissione e un peccato di laicismo. Omissione del dovere pastorale di insegnare ai fedeli che il diritto proposto dalla potestà civile è falso, iniquo, ingannevole e corruttore. Omissione dell'accusa esplicita dell'errore, con oscuramento della verità sui peccati contro natura e di scandalo. Colpa di laicismo, per aver affermato che la Chiesa non deve giudicare la conduzione dello stato.
  Nella meno grave delle ipotesi, quella per cui egli non avrebbe voluto biasimare l'errore per eccesso di prudenza, ossia per non compiere un'interferenza nella legiferazione statale e non sollevare un putiferio, sarebbe tuttavia incorso nell'errore di laicismo. Egli ha detto positivamente: "Non mi intrometto" come attenendosi a un comportamento dovuto.
  Intendiamoci: il laicismo, che ha comportato l'oltraggio recato a Cristo Re, Bergoglio lo ha ereditato dal Concilio (diritto alla libertà religiosa = uguali diritti delle religioni; riconoscimento della sovranità popolare = separazione dello stato dalla Chiesa = autonomia morale dello stato = pelagianesimo nel ritenere i non cattolici idonei a procurare il vero bene comune) e dai suoi predecessori.
  L'Enciclopedia Cattolica cita il Sillabo (documento avente il carattere dell'infallibilità) di Pio IX, che condanna questa proposizione:
  "Lo Stato, come quello che è origine e fonte di tutti i diritti, gode di un tal diritto che non è circoscritto da limiti di sorta" (Denz. U, 1739).
  "L'insegnamento della Chiesa. - Nell'ambiguità del nome e nella varietà delle insidie che usa, il laicismo nasconde molti errori e comporta interpretazioni e applicazioni pratiche assai diverse. Effettivamente si tratta di un indirizzo di pensiero o di azione politica e sociale che ha molti punti di contatto e spesso viene a intrecciarsi, a confondersi o a identificarsi con il liberalismo, con il socialismo, con il comunismo, con il naturalismo, con il materialismo, con l'indifferentismo religioso, con l'ateismo, ecc. Perciò le varie condanne della Chiesa contro tutti questi errori suona implicitamente anche riprovazione dei principi e della prassi del laicismo" (Enciclopedia Cattolica, vol. VII, col. 818).
  Che il laicismo praticato da questa repubblica contenga più d'uno di tali errori condannati, sarebbe tempo perso dimostrarlo. Anzi si può tranquillamente affermare che essa si è resa responsabile, in più, di omosessualismo, che sta per legalizzare anche more uxorio e con prole. Ergo, Bergoglio inchinandosi all'indipendenza di tanta empietà se ne è reso connivnete con infamia.
  La laicità dello Stato, giudicata da San Pio X:
  "Questa tesi è la negazione molto chiara dell'ordine soprannaturale. Essa rivoluziona ugualmente l'ordine molto saggio stabilito da Dio nel mondo, ordine che esige una armoniosa concordia tra la Società Civile e la Società Religiosa. Queste due Società hanno, in effetti, gli stessi soggetti, visto che ognuna di esse esercita nel proprio campo la propria autorità su di essi. La laicità dello Stato infligge gravissimi danni alla Società Civile stessa, perché non può né prosperare né durare a lungo quando non si crea un posto alla Religione" (Vehementer nos, 11.2.2906).
  Ma sono numerosissime le dichiarazioni dei Pontefici e, in generale, del Magistero a condanna dello stato che legifera indipendentemente dalla legge naturale e divina, quindi contro di essa. Da Pio VI a Pio XII è tutto un susseguirsi di esecrazioni verso la prevaricazione del diritto dovuta allo Stato che si ispira ai principi della Rivoluzione Francese.
  Sillabo, proposizione LV condannata: "Si deve separare la Chiesa dallo Stato e lo Stato dalla Chiesa".
  Proposizione condannata LVI: "Le leggi dei costumi non abbisognano di sanzione divina, né punto è mestieri che le leggi umane si conformino al diritto di natura e ricevano da Dio la forza obbligatoria".
  Proposizione condannata LX: "L'autorità non è altro se non la somma del numero e delle forze materiali".


Piero Nicola

1 commento:

  1. puntuale, condivisibile articolo - causano angoscia i silenzi dell'autorità romana, che dovrebbe contrastare gli errori diffusi dai poteri forti

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