mercoledì 10 febbraio 2016

La profezia finale: Antonio Socci scrive a Bergoglio

Stiamo vivendo nei giorni dell'apocalisse, gli ultimi giorni della nostra epoca. Le due grandi forze del Corpo mistico di Cristo e del Corpo mistico dell'Anticristo, stanno cominciando a elaborare le linee di battaglia per la fine.
 Arcivescovo Fulton Sheen

Ogniqualvolta una confessione religiosa abbassa l'asticella per adeguarsi al costume mondano o per accalappiare fedeli decreta il proprio suicidio.
 Rodney Stark

Cosa propone lei [Bergoglio] alla Chiesa e al mondo in questo tempo decisivo? Un'enciclica sull'ecologia. Sì ha lanciato con grande clamore un'enciclica sulla raccolta differenziata della spazzatura, sull'abuso dei bicchieri di plastica e dei condizionatori. Lei è sicuro che sia proprio la risposta che un Vicario di Cristo dovrebbe dare davanti a una crisi spirituale davvero apocalittica?
 Antonio Socci


 Aborto a spese dell'erario, sesso contro natura, eutanasia benedetta dalle autorità, strozzinaggio al galoppo, politica a costi esorbitanti e a risultati grotteschi, cultura mortificata dal nichilismo e agitata dalla stupidità, pornografia squillante, giornalismo asservito al delirio di sedicenti filosofi.
 Non è lecito affermare con certezza invincibile che tali delittuose/disgraziate/trionfanti sciagure, i nomi delle quali sono impressi da un fuoco insaziabile e mortifero sul labaro degli eversori saliti dal vespasiano, coincidano con le devastazioni causate dai sinistri cavalieri, dei quali il libro dell'Apocalisse annuncia la sconvolgente irruzione alla fine dei tempi.
 Desta tuttavia inquietudine e legittimo spavento la somiglianza delle cadaveriche rivoluzioni ultramoderne alle profezie intorno alla corruzione dell'umanità nei giorni del finimondo: “La terra intera presa d'ammirazione, andò dietro alla bestia e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla bestia e adorarono la bestia dicendo: Chi è simile alla bestia e chi può combattere con essa?” (Apocalisse, 13, 3-4).
 Non tutti i cristiani obbediscono ai comandi gridati dai banditori del disordine mentale. Nella ridotta dell'ortodossia resistono, insieme con i Francescani dell'Immacolata e alcuni intrepidi prelati, numerosi studiosi d'alto profilo [1].
 L'inquietante scenario del conflitto è sotto lo sguardo penetrante di Antonio Socci, coraggioso e inflessibile testimone della fede e autore di una accorata e angosciata lettera, (“La profezia finale”), indirizzata a José Bergoglio, per rammentargli il dramma della Chiesa in tempo di guerra.
 Socci sta nella prima fila degli studiosi cattolici, che si oppongono strenuamente e autorevolmente all'irruzione nella Chiesa della mondana e feroce stupidità.
 Pubblicato da Rizzoli in Milano, il testo di Socci svela il “bilancio catastrofico” di un pontificato applaudito dal giornalismo ateologico e modaiolo perché sfiducia i teologi ortodossi, mentre semina carinerie intorno a pensieri putrefatti e azzarda incaute aperture allo squillante/salottiero parolaio, che ha invaso, deformato e devastato l'universo delle moderne ideologie.
 Non per caso il libro è stato sdegnosamente respinto dai gestori delle librerie cattoliche, conformisti incapaci di percepire il disordine in corsa rumorosa e fulminante negli ambulacri della nuova teologia.
 Socci intende confutare le ragioni (ammesso che tali siano) che inducono Bergoglio a seminare confusione e disagio ora alterando la dottrina e mortificando la liturgia ora tributando calorosi apprezzamenti e adulazioni sperticate a personalità militanti sotto le insegne di ideologie anticristiane, quali Emma Bonino. Eugenio Scalfari e Giorgio Napolitano.
 Atti di esagerato e quasi furente buonismo, contrastano con la rivelazione mariana di “una prova terribile per la Chiesa e per il mondo”, cioè una attuata da eversori militanti nel partito dei sedicenti illuminati.
 Al proposito Socci rammenta la rivelazione che la Madonna ha dato ai piccoli veggenti de La Salette: “la Chiesa vivrà una crisi molto profonda. Sarà il tempo delle tenebre”.
 Segnale della crisi in atto nei ragionamenti dell'autorità cattolica è la persecuzione dei Francescani dell'Immacolata, attuata da Bergoglio senza alcuna seria ragione.
 Allo sconcertante episodio Socci dedica alcune pagine magistrali, che è impossibile leggere senza subire i morsi del dubbio e dell'angoscia.
 Bergoglio, infatti, riconosce e loda apertamente la spiritualità dei Francescani dell'Immacolata: “Il vostro carisma è un carisma singolare, c'è lo spirito di San Massimiliano Kolbe, un martire, e c'è lo spirito di san Francesco, l'amore della povertà l'amore a Gesù spogliato. … Ma c'è un'altra cosa che a me fa capire perché il demonio è tanto arrabbiato con voi: la Madonna. … [il demonio] non tollera la Madonna, non tollera e non tollera di più quella parola del vostro nome Immacolata”.
 La lode dei Francescani dell'Immacolata proferita da Bergoglio è purtroppo incastonata in un enigma sconcertante. Scrive al proposito Socci, rivolgendosi a Bergoglio: “Sinceramente non si capisce il senso di queste parole: lei rivendica a sé il commissariamento e le scelte che hanno portato i Francescani dell'Immacolata in una situazione di sofferenza e poi li invita a considerare quello che vivono come una persecuzione diabolica perché il diavolo odia i frati a causa dell'Immacolata. Che intendeva dire? Non sarebbe meglio chiarire per evitare fraintendimenti?”
 Fraintendimenti, doppi sensi ed equivoci, purtroppo, corrono a perdifiato nelle dichiarazioni e negli scritti di Bergoglio e negli atti della sua modernizzante curia.
 Danilo Castellano, ad esempio, segnala il disordine causato dal Motu proprio Mitis Iudex Dominus, un documento inteso ad abbreviare i processi canonici e che purtroppo rischia d'insinuare nella giurisprudenza riguardante il matrimonio il lassismo, che Bergoglio dice di temere: “La brevità del processo, condotto sulla base del nuovo sistema di prove finisce nella stragrande maggioranza dei casi per favorire scioglimenti di matrimoni validi. La nullità per mancanza di fede sarà una specie di amnistia matrimoniale; e così via”.
 Socci, infine, denuncia l'abbandono dell'appello al pentimento e alla conversione, un taglio suggerito dalla dichiarata intenzione che considera il proselitismo una antiquata sciocchezza: “l'enfatizzazione della formula Giubileo della misericordia, vuole dare una nuova accezione alla parola misericordia, che sembra diventata, adesso, quasi un perdono preventivo e a prescindere, come se fosse possibile un perdono senza confessione e senza un vero pentimento dei peccati, un perdono senza conversione”.
 Il risultato di tale improvvida innovazione è forse visibile nella lunghezza della fila costituita dai fedeli che si comunicano e dalla ristrettezza del numero dei peccatori che si recano al confessionale.
 Le brevi note di cui sopra suggeriscono la lettura del libro di Socci, un autore che osa interrompere la festa che si celebra intorno alle chiacchiere circolanti nella Chiesa del post concilio.

Piero Vassallo




[1]          Fra i numerosi autori scesi in campo per difendere la verità cattolica si segnalano Paolo Pasqualucci, Pier Paolo Ottonello, Elisabetta Frezza, Roberto De Mattei, Maria Guarini, Pucci Cipriani, Roberto Dal Bosco, Mauro Stenico, Danilo Quinto, Paolo Deotto, Emilio Artiglieri, Emilio Biagini, Tommaso Romano, Fausto Biroslavo, Clemente Sparaco, Bruno Dente, Giovanni Lugaresi.

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