venerdì 17 aprile 2015

Il falco pellegrino del dolore (di Luciano Garofoli)

Dolore!
Che brutta parola!
Indigesta, ostica, che ti avvolge nelle sue spire perverse e sottili. Ti penetra dentro piano piano, causando soltanto spiacevoli sensazioni, lasciandoti sempre di più, man mano che il tempo passa, spossato, fiacco, esposto a qualsiasi tipo di offesa e di oltraggio fisico o morale che sia.
Arriva all’improvviso, come una folgore scoccata a  ciel sereno, ma subito dopo accompagnato da nembi scuri ed anche paurosi che fanno arco voltaico tra cielo e terra ed ogni scarica è un sobbalzo, un fiotto di maggiore sofferenza.
Ti cala addosso con la velocità fulminea di un falco pellegrino, ti aggredisce, ti arpiona con gli artigli di una zampa la cassa toracica, te la distrugge, te la apre, fino ad insinuare i suoi rostri potenti dentro il muscolo miocardico. Te lo graffia, te lo offende causandoti quelle classiche sensazioni inaccettabili. L’altro artiglio ti fracassa la testa ti penetra  e strizza il cervello togliendoti qualsiasi capacità reattiva, razionale, riducendoti a puro istinto.
“Il Genere Umano non era stato creato, programmato, voluto per soffrire, bensì per realizzarsi. Per poter, sotto l’amorevole guida divina crescere all’ombra di Dio in Sapienza, Scienza ed Intelletto!”  Ma noi, come  al solito attratti dalle lusinghe dell’auto esaltazione, dal nostro narcisismo ed egoismo abbia rovinato tutto, tutto perdendo e riducendoci, in un condizione di servaggio, di abbrutimento bestiale e dovendo imparare a convivere con questa brutta bestia: il dolore.”
Poi è venuto Cristo, Dio Incarnato ed allora questo mostro ha avuto una nuova dimensione, un’inquadratura diversa.
Padre Andrea D’Ascanio insisteva:
“Esso è diventato il mezzo che ci permette di recuperare quell’immenso patrimonio che, per la nostra cecità, ci siamo giocato: ognuno di noi fa la sua parte per completare quello che manca alla Passione di Nostro Signore, per la redenzione dell’umanità! Quindi soffrire è necessario ed inevitabile! Ma non crediate che Gesù, nel Getsemani, mentre pregava intensamente prima del suo arresto, facesse dei salti alti così; oppure che fosse pieno di gioia e di ilarità: provava, come dicono i Vangeli, tristezza ed angoscia. Arrivò persino ad invocare il Padre, perché allontanasse da sé quel calice amaro e disgustoso!”
Nella mia vita questa presenza ostile e scomoda, ma necessaria, non mi ha mai abbandonato.
Ultimamente mio suocero "parte di testa", mia suocera muore, mio cognato ha degli episodi ischemici.
Anche mia madre comincia a stare male sul serio. Rientro dalla Calabria e per me il cammino del Dolore comincia  a farsi più arduo.
Direte tutte a te capitano: sfigato! Aspettate mica finisce qui.

La sofferenza oltre che fisica, per me, diventa anche morale, in quanto devo combattere anche con il rispetto che devo a chi mi ha dato la vita e che il comandamento “onora il padre e la madre”, mi impone.
Passo notti semidisteso su una poltrona cercando di dare un po’ di respiro a mia moglie che, uscendo da mesi di affaticamento profuso nel sobbarcarsi in maniera quasi solitaria, l’assistenza  a sua madre, ovviamente non sarebbe in grado di reggere più di tanto. Inoltre non lo ritenevo né una cosa giusta, né cristianamente umana scaricare il peso solo sulle sue spalle. Ma quelle notti non erano solo un esercizio di resistenza al sonno alla fatica, oltre che un tormento sottile per dover restare sveglio o, come si dice, dormire con un occhio solo, con il pensiero fisso di dover essere pronto ad intervenire e fornire quella piccola assistenza necessaria. Ma oltre al disagio fisico si aggiungeva anche quello morale: una lama sottile che, senza controllo, ti faceva rivivere la tua vita passata in maniera saltuaria, andando a scovare ricordi dimenticati, pensieri sopiti, ricordi struggenti. Voci, immagini, sorrisi per lo più di gente ormai scomparsa e che vive solo nei tuoi ricordi: mani che stringevano la tua da piccolo, sguardi amorevoli, storie raccontate che ti creavano quasi una piccola estasi, ti facevano vivere, nel reale, dei sogni stupendi.
Il peggioramento divenne più marcato e sensibile: feci in tempo a regalarle l’ultimo piccolo gesto d’amore prima che, nella notte, spirasse: quello di poterle far avere i sacramenti e l’unzione degli infermi. Capì bene quello che il sacerdote le stava impartendo, ne fu rasserenata e, quando nella notte restituì l’anima a Dio, lo fece sicuramente a malincuore, ma con una delicatezza ed una leggerezza uniche, quasi se ne fosse voluta andare senza “dare fastidio a nessuno”, come ripeteva sempre.
Alla metà di settembre la narice di destra non funziona più: era completamente occlusa e la mia “zucconcella” si decide a sottoporsi a visita otorino laringoiatria. Risultato melanoma al seno mascelare: un caso su mille!
Calvario x gli ospedali della "democrazia popolare" quella dei progressisti un'operazione fatta da incompetenti. Poi si deve rioperare: stavolta cambiamo aria: andiamo a Brescia.
Totale si dovrà procedere ad un’altra operazione che sarà ben più impegnativa ed invasiva della prima Essa verrà eseguita per via non endoscopica e, probabilmente, si dovrà asportare un pezzo dell’osso mascellare, oltre ai relativi denti.
Viene fissata una batteria di analisi tra cui la famosa PET, tutto in ambiente ospedaliero ed in maniera molto sollecita.
Tempo due settimane anche l’operazione viene eseguita.
Solerzia inaudita: ma chi si credono di essere questi? Pazzi furiosi esibizionisti!
L’operazione dura ben otto ore! Viene asportato un pezzo d’osso della mascella e si deve ripulire  tutta una zona sotto l’occhio sicuramente non toccata prima, ma interessata comunque.
Uscendo dalla struttura, l’occhio mi si posa su una lapide marmorea piuttosto grande; provo a fotografarla: lo faccio anche se arriva subito un addetto alla vigilanza che mi redarguisce: un po’ sorpreso, un po’ compiaciuto dalla solerzia, rispondo che mi deve scusare, ma nessun cartello mi indicava il divieto di fotografare! Altrimenti non lo avrei fatto!
Il vigilante è un po’ confuso e risale sulla sua Panda marroncina: sembrava una Camicia Bruna!
La lapide porta incise queste parole:


“Varca fiducioso la soglia,
fratello
col tuo dolore, con la tua speranza

Amore e scienza vegliano
Affinchè possa
Nuovamente sorriderti la vita.”


Francamente non ce la faccio e scoppio in lagrime!
Il falco pellegrino del dolore viene scacciato via ed il nembo scuro dell’ansia è vinto dal raggio di sole prepotente della Speranza.

Luciano Garofoli

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