Non creda donna Berta
e ser Martino
per vedere un furare, altro offerere
vederli dentro il consiglio
divino
ché quel può surgere e quel può cadere.
Nessuno
sa che cosa ha visto al di là della storia il pio e saggio presidente della
rep. Sergio Mattarella. Ad ogni modo la
prossimità del settantesimo anniversario della liberazione gli ha suggerito
l'esternazione di uno squillante pensiero sulla teologica diversità dei morti
nella guerra civile: è conveniente collocare nelle categorie dei giusti i
caduti partigiani e non confonderli e associarli con i caduti dell'altra,
iniqua e criminosa parte.
La
misericordia a senso unico dichiarata da una così alta autorità non si può
discutere. E nessuno osa discutere. E' lecito tuttavia rammentare - senza la
pretesa di giustificarli - alcuni caduti nella parte sbagliata e condannata
della storia.
Ad
esempio la dodicenne savonese Giuseppina Ghersi, scolaretta e autrice di un
colpevole tema in lode del bieco tiranno Benito Mussolini.
Liberata
la splendida città di Savona, alcuni sapienti partigiani si recarono
all'abitazione di Giuseppina e chiesero ai genitori l'affidamento della loro
bambina, meritevole di una democratica ramanzina.
I
genitori credettero agli eroi della splendida primavera e consegnarono loro la
figlia bambina agli eroici liberatori. I gloriosi partigiani la trasferirono in
una loro sede e, dopo averla violentata a turno, la uccisero e la abbandonarono
sopra i contenitore della spazzatura.
Ad
esempio si potrebbe citare anche il sedicenne genovese volontario nel
(deplorato) corpo della Fiamme Bianche. Prelevato dalla sua abitazione
fu fucilato nel marciapiede sotto casa. Ovviamente la condanna fu eseguita
senza processo, poiché la vittima di nulla era colpevole se non di una perdente
scelta di campo. Alla finestra la madre vide e smarrì la ragione. Sul muretto
di Ponte Caffaro ci sono ancora i segni impressi delle gloriose pallottole di
fabbricazione americana.
Si
potrebbe quasi dire, in precaria, curiosa sintonia con il pensiero
dell'illustre dossettiano Sergio Mattarella [1], che la
memoria di Giuseppina e della fiamma bianca genovese non devono essere
associate a quella dei loro carnefici.
Se non
che il moralismo deve arrestarsi prima dell'eternità. Donna Berta ed
eventualmente donna Rosy Bindi non hanno occhi per esplorare il giudizio di
Dio.
Gli
uomini possono giudicare i vivi e comunque giudicarli con l'onestà che è
mancata ai carnefici di Giuseppina. Solo Iddio decide il destino dei morti. Gli
uomini e fra loro il pur saggio e illuminato presidente Sergio Mattarella lo
ignorano.
L'acrobatico
tentativo di mescolare storiografia e novissimi rischia di cadere nel normale
ridicolo di una repubblica fondata sulla resistenza e sul conclamato
scodinzolio dei pesci rossi d'acquasantiera.
Piero Vassalllo
[1] Non sembra inutile rammentare che di recente un
ricercatore di Reggio Emilia ha trovato l'archivio del Pnf cittadino nel quale
si legge che Dossetti Giuseppe ebbe la tessera del partito nel anni 1935. 1936,
1937, 1938, 1939, 1940, 1941, 1942 e 1943.
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