venerdì 24 aprile 2015

I TEDESCHI (di Piero Nicola)

Ricordo che alla fine della guerra tutti, o pressappoco, e principalmente coloro cui era dato d'avere voce in capitolo, detestavano i tedeschi con le loro caratteristiche. Non i nazisti, ma il popolo germanico. Un po’ come quando era stato il nemico della Grande Guerra. Giudizio espresso a buon diritto - si riteneva - perché quella nazione era rimasta fedele sino all’ultimo al famigerato Hitler e ai suoi sistemi. Così facendo si dava un certo riconoscimento – sebbene inversamente – al razzismo. Sì, perché era considerato implicito il nesso tra indole germanica e adesione al Führer. Quale altra nazione avrebbe fatto corpo con lui?
  A parte simili incontinenze, l’obiettività riconosce che le note del tedesco si discostano da quelle delle altre stirpi europee ed extraeuropee, quasi come esse si differenziano fra loro. Non sarebbe significativa la teutonica precisione. Anche i francesi, a modo loro, competono con essa per quadratura, diciamo, cartesiana. Non la fermezza. Anche gli anglosassoni sono puntigliosi e tengono fede al loro orgoglio. Non l’operosità. Diversi sono gli operosi e gli industriosi, come gli olandesi. Non fa differenza l’inclinazione verso l’eroismo. Quantunque l’eroismo romantico sia stato cosa tedesca. Tuttavia un assieme di queste peculiarità costituisce già qualcosa di singolare.
  L’amore della disciplina e di ciò che è marziale o guerresco distingue bene i discendenti dei devoti di Odino. Ma tale inclinazione resta in parte soggiacente e suscettibile d'essere rinfocolata. Se vige un parlamentarismo, ci si adegua ad esso, e il passo dell’oca viene accantonato. Prevale l'ordine conformista. Il tedesco non nutre idee politiche ferme e coerenti col suo essere. Nel primo dopoguerra il comunismo piuttosto rivoluzionario e con elementi di internazionalismo fece una quantità di proseliti in Germania. Una debolezza filosofica e morale difficilmente spiegabile si rivelò all'epoca dell'infatuazione luterana, quando poté giocare un ruolo non trascurabile il nazionalismo e il moralismo nei confronti del clero, e la ricerca di un'eccessiva libertà dottrinale mal si conciliava con un giusto rigore teologico.
  Nella sostanza, ciò che rende il crucco unico è il sostrato dei suoi sentimenti e della sua mente. Un sostrato ereditario, per così dire prussiano, forma la capacità di agire nelle difficoltà, anche quotidiane, in maniera controllata. Ė la sua attitudine a superare, anzi ad affrontare con impegno sistematico e soddisfatto, o almeno con naturalezza, le fatiche della sussistenza, le cure per cui molti altri si scompongono. I fastidi di cui faremmo volentieri a meno - e insieme a noi, vi si sottrarrebbero i restanti ospiti della crosta terrestre - per molti figli del Reich sembrano pane della loro applicazione, alla stessa stregua del lavoro retribuito.
  Lo si riscontra dovunque a casa loro. La pulizia, l’ordine, l’organizzazione, che altrove costano assai (talché, nei luoghi analoghi, altrove affiora la sporcizia, l’incuria, l’incompiutezza, la sciatteria, o il difetto che pure ci si possa permettere), là sono il prodotto di un modo di essere che non ha niente a che vedere con la pignoleria del nevrastenico. Faccende che nel resto del mondo danno luogo a contrarietà, a sopportazione, ad affanno, parrebbe che per la natura germanica siano palestra di allenamento, occasione d'un lavoro ben fatto, tutt’altro che pesante e noioso.
  Su questo fondo risaltano le diverse manifestazioni del carattere alemanno. Se la loro squadra nazionale di calcio appare tetragona, sistematica, potente (i panzer) – che vinca o che perda – la spiegazione possiamo averla dando un’occhiata al loro modo di condurre l’esistenza, che non ha l’uguale al di là delle loro frontiere. Non per nulla, sono la locomotiva economica dell’Europa, pur non essendo dotati di risorse minerarie, di energia e geografiche superiori a quelle francesi o britanniche.
  Se da queste considerazioni ne deriva un razzismo nazionalistico contrario a un'equivalenza dei pregi e dei difetti innati nei popoli, non so che farci. Come gli individui sono diversamente forniti sin dalla nascita di diverse qualità e perciò sarebbe falso dirli uguali, similmente sono diverse le nazioni. Sovrapporvi un livellamento egualitario, qualsiasi ne sia il movente, fa commettere errori e iniquità.


Piero Nicola

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