Ricordo che alla
fine della guerra tutti, o pressappoco, e principalmente coloro cui era dato
d'avere voce in capitolo, detestavano i tedeschi con le loro caratteristiche.
Non i nazisti, ma il popolo germanico. Un po’ come quando era stato il nemico
della Grande Guerra. Giudizio espresso a buon diritto - si riteneva - perché
quella nazione era rimasta fedele sino all’ultimo al famigerato Hitler e ai
suoi sistemi. Così facendo si dava un certo riconoscimento – sebbene inversamente
– al razzismo. Sì, perché era considerato implicito il nesso tra indole
germanica e adesione al Führer. Quale altra nazione avrebbe fatto corpo con
lui?
A parte simili incontinenze, l’obiettività
riconosce che le note del tedesco si discostano da quelle delle altre stirpi
europee ed extraeuropee, quasi come esse si differenziano fra loro. Non sarebbe
significativa la teutonica precisione. Anche i francesi, a modo loro, competono
con essa per quadratura, diciamo, cartesiana. Non la fermezza. Anche gli
anglosassoni sono puntigliosi e tengono fede al loro orgoglio. Non l’operosità.
Diversi sono gli operosi e gli industriosi, come gli olandesi. Non fa
differenza l’inclinazione verso l’eroismo. Quantunque l’eroismo romantico sia
stato cosa tedesca. Tuttavia un assieme di queste peculiarità costituisce già
qualcosa di singolare.
L’amore della disciplina e di ciò che è
marziale o guerresco distingue bene i discendenti dei devoti di Odino. Ma tale
inclinazione resta in parte soggiacente e suscettibile d'essere rinfocolata. Se
vige un parlamentarismo, ci si adegua ad esso, e il passo dell’oca viene
accantonato. Prevale l'ordine conformista. Il tedesco non nutre idee politiche
ferme e coerenti col suo essere. Nel primo dopoguerra il comunismo piuttosto
rivoluzionario e con elementi di internazionalismo fece una quantità di
proseliti in Germania. Una debolezza filosofica e morale difficilmente
spiegabile si rivelò all'epoca dell'infatuazione luterana, quando poté giocare
un ruolo non trascurabile il nazionalismo e il moralismo nei confronti del
clero, e la ricerca di un'eccessiva libertà dottrinale mal si conciliava con un
giusto rigore teologico.
Nella sostanza, ciò che rende il crucco unico è il sostrato dei suoi
sentimenti e della sua mente. Un sostrato ereditario, per così dire prussiano,
forma la capacità di agire nelle difficoltà, anche quotidiane, in maniera
controllata. Ė la sua attitudine a superare, anzi ad affrontare con impegno
sistematico e soddisfatto, o almeno con naturalezza, le fatiche della
sussistenza, le cure per cui molti altri si scompongono. I fastidi di cui
faremmo volentieri a meno - e insieme a noi, vi si sottrarrebbero i restanti
ospiti della crosta terrestre - per molti figli del Reich sembrano pane della
loro applicazione, alla stessa stregua del lavoro retribuito.
Lo si riscontra dovunque a casa loro. La
pulizia, l’ordine, l’organizzazione, che altrove costano assai (talché, nei
luoghi analoghi, altrove affiora la sporcizia, l’incuria, l’incompiutezza, la
sciatteria, o il difetto che pure ci si possa permettere), là sono il prodotto
di un modo di essere che non ha niente a che vedere con la pignoleria del
nevrastenico. Faccende che nel resto del mondo danno luogo a contrarietà, a
sopportazione, ad affanno, parrebbe che per la natura germanica siano palestra
di allenamento, occasione d'un lavoro
ben fatto, tutt’altro che pesante e noioso.
Su questo fondo risaltano le diverse manifestazioni
del carattere alemanno. Se la loro squadra nazionale di calcio appare
tetragona, sistematica, potente (i panzer)
– che vinca o che perda – la spiegazione possiamo averla dando un’occhiata al
loro modo di condurre l’esistenza, che non ha l’uguale al di là delle loro
frontiere. Non per nulla, sono la locomotiva
economica dell’Europa, pur non essendo dotati di risorse minerarie, di energia
e geografiche superiori a quelle francesi o britanniche.
Se da queste considerazioni ne deriva un razzismo
nazionalistico contrario a
un'equivalenza dei pregi e dei difetti innati nei popoli, non so che farci.
Come gli individui sono diversamente forniti sin dalla nascita di diverse
qualità e perciò sarebbe falso dirli uguali, similmente sono diverse le
nazioni. Sovrapporvi un livellamento egualitario, qualsiasi ne sia il movente,
fa commettere errori e iniquità.
Piero Nicola
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