lunedì 13 aprile 2015

FALSO PROBLEMA E PALLA AL PIEDE (di Piero Nicola)

   La Domenica delle Palme il Messia venne accolto in Gerusalemme trionfalmente. Sul suo passaggio la "folla" stese suoi indumenti, in segno tangibile di un devoto riconoscimento. "Benedetto colui che viene, il Re, nel nome del Signore!" Il venerdì successivo lo stesso popolo, suggestionato dai suoi capi, volle che Cristo fosse crocifisso, scegliendo la salvezza del ladrone Barabba.
  Di analoghi voltafaccia la storia abbonda per opera dell'uomo di sempre. Non tenerne conto riguardo a quelli dotati del carisma di capo (p.e. un semplice Berlusconi, almeno di qualche anno fa) che intendano rifondare la vita pubblica, significa porre una grave remora al successo.
  Al momento, non esiste sulla piazza ombra di qualcuno che abbia la qualità necessaria a concretare la fausta rivoluzione. Non mancherebbero invece i pensatori, i proponenti le soluzioni politiche abbastanza idonee a rimettere in sesto la baracca statale, esisterebbero i fornitori di programmi servibili per chi venga a metterli in pratica.
  Ma lunghi anni di un regime elettorale che, pur manovrando la massa a suo talento, è in qualche modo sospeso al suo consenso, lunghi anni di pregiudizio democratico, di regno dei consumi e della pubblicità commerciale, lunghi anni in cui si è dato per scontato che la mentalità e la cultura affermate fossero un dato di fatto, rimediabile soltanto rieducando la gente, a partire dalla scuola, questa lunga epoca ha fatto perdere di vista la realtà di cui sopra, cioè l'immediata conversione del popolo e l'impossibilità di cominciare partendo dalla sua rieducazione alle benedette tradizioni.
  Risulta velleitaria ogni pretesa di persuadere per mezzo della giustizia e del naturale buon senso, mettendosi in concorrenza con le forze maligne e corrompenti. Soltanto un santo enorme o un grande capopopolo (per il quale fa ridere il marchio di populista o il timore di dirigismo) sarebbe all'altezza dei tempi, e la loro azione comincerebbe dalla fine: un capovolgimento immediato delle credenze e degli usi e costumi ritenuti consolidati. L'esaurimento odierno è universale.
  Un altrettanto nostrano intoppo consiste nel giudicare la disgraziata condizione in cui si vive propria dell'Italia, o che questa sia in ogni caso impotente di fronte al dominio straniero e mondiale, o che da un paese qualunque della terra non possa partire la riscossa conquistatrice, o che essa non debba accendersi proprio nel centro del potere egemone.
  Perciò, a mio avviso, gli intellettuali intesi a fornire gli strumenti del buon governo, dovrebbero deporre i concetti di attuale stato delle cose e delle menti, i quali fanno capo, lo si voglia o no, alle trite idee di progresso, di rinnovamento, di irreversibile avanzamento civile in parallelo con le, di per sé, neutre novità della tecnica cibernetica o comunque scientifica.
  D'altronde, in fondo, la gente, rassegnata alla sua miseria e drogata dalla propaganda lusinghiera come dai vari concreti allettamenti, procede nel malessere e ne risente quanto mai. Essa è intimamente scettica sull'attuale impostazione della vita e pronta al cambiamento radicale.
  Ma non si zavorri il piede degli auspicati mondani salvatori prescrivendo cure blande e femminee, mettendo loro avanti cauti procedimenti per convincere il popolo a correggersi, a liberarsi dei suoi vizi, a adottare sistemi migliori, con riguardo alla sua presente realtà. Essa dev'essere e può essere sbandita d'un sol colpo.


Piero Nicola

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