L'ammirazione
della vita consacrata al rischio che è strettamente associato alle imprese del
controspionaggio, corre senza respiro fra le righe di Operazione Filadelfia,
un avvincente racconto d'azione, scritto con polso sicuro dalla
consacrata specialista Simonetta Scotto e pubblicato, in agile veste, dalla
casa youcanprint, editrice in Tricase di Lecce.
Oggetto del racconto è il furto e il recupero
di una potentissima, devastante coltura di batteri creati da un noto scienziato
americano.
Le spaventose armi chimiche, selezionati e
conservati in un laboratorio del governo, nel quale operano diversi scienziati
benché sottoposte a severissimi controlli da parte della polizia di stato sono
sottratte da ignoti. Insieme con le devastanti creature è stato
sequestrato anche il loro inventore, il biologo Roger Grant.
Di qui l'angoscia degli agenti incaricati di
recuperare la micidiale arma terroristica. I batteri, se liberati nell'aria
dagli scienziati di uno stato canaglia, avrebbero infatti causato una epidemia
spaventosa, che avrebbe potuto sterminare gran parte dell'umanità (l'Occidente,
fondato dalla Cristianità e gestito dal triste surrogato democratico/liberale)
e instaurare l'incontrastato impero dei sopravvissuti (i credenti nell'arcaica
e implacabile religione islamica).
Gli specialisti dei corpi speciali, incaricati
di recuperare le velenose e incubose culture scoprono che una delle
collaboratrici del dottor Grant è l'amante di un miliardario islamico, che
agisce sotto mentite spoglie, avendo al proprio servizio un manipolo di
terroristi ben addestrati.
I due responsabili dell'inchiesta, Fred e
James, decidono di intervenire in forze e assaltano la casa in cui sono
insediati i terroristi. Il loro intervento è spietato ossia conforme alle
regole della guerra totale.
Insensibile al canto delle sirene pacifiste
Simonetta Scotto inventa una storia in cui agiscono le opposte schiere del
terrore e della forza. Retroscena del conflitto immaginario è una riflessione
sulla inflessibile reazione che è necessario opporre al terrore seminato dal
fanatismo religioso, erede rovente della guerra fredda condotta dai sovietici
contro l'Occidente.
La ripetizione di guerre implacabili contro la
patria americana, madre della ideologia e custode del sistema occidentale,
induce tuttavia il lettore a sospettare che nell'americanismo si nasconda una
ostinata, invincibile magagna, che provoca le guerre calde e/o fredde, che
hanno segnato l'età contemporanea.
Il racconto della Scotto svela la ferocia di
un progetto inteso a rovesciare contro l'America le sue spaventose armi. Non
nasconde tuttavia che l'America è un laboratorio nel quale si producono o si
nutrono mostri ideologici e veleni strategici. Il mito della mano magica del
mercato, ad esempio. La debilitante filosofia sessantottina. E le armi
chimiche, presenti nella realtà prima che nell'inquietante e allarmante romanzo
della Scotto.
Infine non si può nascondere la perfetta
infelicità degli interventi americani in Medio Oriente, imprese
cervellotiche/fobiche, dettate dal fanatico e accecante culto della democrazia
illuminata e antifascista, e finalizzate ad abbattere regimi (le
dittature di Saddam Hussein e di Mu'ammar Gheddafi) che ostacolavano
l'insorgenza dell'estremismo islamico. Con i catastrofici risultati che sono
sotto gli occhi del qualunque non prevenuto vedente.
L'esaltazione del valore dimostrato dai
militari americani e rievocato magistralmente da Scotto, in definitiva, non
basta a giustificare il fanatismo pseudo-etico di una nazione pacifista nella
squillante immagine hollywoodiana, bellicosa e imperiosa nei fatti.
Una nazione, l'America, che esalta il mito
democratico/bancario, ponendolo al di sopra del qualunque altro valore, compreso
il diritto dei popoli a scegliere il proprio regime, la propria economia e la
propria religione.
Piero Vassallo
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