lunedì 6 aprile 2015

DemoNOcrazia: Passato e presente di un raggiro

Coniato nel 1799 dal gesuita svedese Lorenzo Ignacio Thjulen, il termine demonocrazia definisce  puntualmente l'inganno sofistico e il raggiro di parola, che sono attivi nel rombante/devastante motore della rivoluzione francese e dei suoi succedanei e surrogati.
 Matteo Simonetti, scrittore che vanta una puntuale conoscenza della filosofia, colloca il neologismo di Thjulen nel titolo di un suo penetrante/coinvolgente saggio politologico, inteso alla critica all'inganno democratico, opera che è stata pubblicata da Marco Solfanelli, editore controcorrente e irriguardoso in Chieti.
 Il testo di Simonetti, prima di denunciare "lo sfruttamento delle risorse da parte di pochissimi, che causa la povertà di molti", intende svelare la devastante/disumanizzante intenzione degli oligarchi sedicenti democratici, ossia "la castrazione intellettuale ed emotiva degli occidentali benestanti. La vita squassata è la nostra, attraverso la manipolazione delle coscienze ed il conseguente depotenziamento volitivo. Non siamo più padroni di noi stessi, ecco il punto". 
 L'espropriazione della dignità altrui è l'esercizio di una squisita arte democratica, nella quale si cimentano persone dotate di vizi eccellenti e di vaselinose abilità.
 Simonetti contesta l'opinione, superficiale ed illusoria, di coloro "i quali dicono che nella democrazia odierna non occorre alcuna dote per essere vincenti" ed afferma che "c'è effettivamente una selezione: la politica in democrazia genera una sorta di demeritocrazia, di trasvalutazione dei valori".
 [Si tratta di un'affermazione che il sottoscritto è obbligato a confermare e sottoscrivere senza riserve, avendo purtroppo assistito, esterrefatto e disgustato dalle regole vigenti nella c. d. destra, all'emarginazione stupida e incivile di uomini di valore, quali Giano Accame e Fausto Gianfranceschi, bocciati a beneficio di scalzacani di periferia, in lesta ascesa dai numeri rossi della cultura e della politica propriamente detta].
 Il male segreto della democrazia, ad ogni modo, è la superstizione liberista, da cui discende il culto demenziale tributato alla mano magica del mercato.
 Simonetti cita al proposito un testo di Ernst Nolte in cui è denunciata "la rimozione della trascendenza teorica attraverso la trascendenza pratica" e descritta l'ingannevole utopia "un continente pieno di libertà individuali ma non meno dogmatico e totalitario, in cui il dogma liberista non potrà più essere contestato".
 Ora dalla mitologia liberista ha origine una incontrollata propensione al consumo, al possesso di simboli della ricchezza e alla loro esibizione, "serpi striscianti che si insinuano anche nelle menti più pure, in anfratti scavati nella debolezza ... per resistere occorre esercitarsi continuamente, in atti che fortifichino e rinnovino quel sentire antimaterialista, il quale deve essere percepito come missione sociale".
 Di conseguenza Simonetti avverte che il potere esercitato dai seminatori dell'illusione liberista non può essere contrastato dagli spiriti liberi che si aggirano nella destra evirata dal superomismo, ma da individui che non sopportano il peso della democrazia come mortificazione dello stato.
 Alla politica onestamente ispirata compete un'azione finalizzata a rompere il circolo vizioso mosso dalla mitologia liberale e chiuso dall'immondo potere degli usurai e dei loro politicanti valletti.
 Quale esempio di studioso in rivolta contro il potere esercitato dagli usurai, Simonetti cita il professore Giacinto Auriti, l'insigne studioso abruzzese che, "come San Bernardino da Siena, è riuscito a spiegare come l'inflazione, le tasse, gran parte delle guerre e delle crisi economiche, la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, siano fenomeni generati da un meccanismo perverso di concezione della moneta, la nostra moneta-debito creata ad arte per scopi di dominio".
 Simonetti, elevandosi al pensiero del bankiller Giano Accame, cita l'articolo grottesco e spudorato pubblicato da un banchiere trilateralista, Jean-Claude Trichet, nel Corriere della Sera del 9 agosto 2009, componimento nel quale "sono riuniti tutti gli inganni e le distorsioni che caratterizzano e servono Mammona nella sua lotta alla verità. Il parallelismo tra poesia e monete d'oro è ripugnante. ... No vedo come le monete possano circolare di mente in mente come le poesie alle quali Trichet le accomuna. Ma questo abominio estetico non è solo frutto della scarsa cultura e sensibilità: esso ha un senso profondo che è quello di mascherare la realtà odierna del denaro, che è solo sterco del demonio, quindi tutto fuorché poetico".
 I lacci che l'eversione finanziaria stringe intorno alla folla solitaria possono essere spezzati solamente da una controrivoluzione, capace di attuare "un rovesciamento rispetto  al sentire comune" ossia dall'irruzione di un pensiero capace di correggere "i concetti di progresso, direzionalità della storia, onnipotenza della ragione speculativa e della tecnica, verità del pensiero tradizionale, valore della religiosità come somma di precetti e proibizioni". In altre parole libertà significa uscita dalle gabbie costruite dalla rivoluzione e dalle guerre democratiche in vista del paradiso immaginario, annunciato dagli usurai e dai banditori delle chimere liberali. 

Piero Vassallo

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