Coniato nel 1799 dal gesuita svedese Lorenzo
Ignacio Thjulen, il termine demonocrazia definisce puntualmente l'inganno sofistico e il raggiro
di parola, che sono attivi nel rombante/devastante motore della rivoluzione
francese e dei suoi succedanei e surrogati.
Matteo
Simonetti, scrittore che vanta una puntuale conoscenza della filosofia, colloca
il neologismo di Thjulen nel titolo di un suo penetrante/coinvolgente saggio
politologico, inteso alla critica all'inganno democratico, opera
che è stata pubblicata da Marco Solfanelli, editore controcorrente e
irriguardoso in Chieti.
Il
testo di Simonetti, prima di denunciare "lo sfruttamento delle risorse
da parte di pochissimi, che causa la povertà di molti", intende
svelare la devastante/disumanizzante intenzione degli oligarchi sedicenti
democratici, ossia "la castrazione intellettuale ed emotiva degli
occidentali benestanti. La vita squassata è la nostra, attraverso la
manipolazione delle coscienze ed il conseguente depotenziamento volitivo. Non
siamo più padroni di noi stessi, ecco il punto".
L'espropriazione
della dignità altrui è l'esercizio di una squisita arte democratica,
nella quale si cimentano persone dotate di vizi eccellenti e di
vaselinose abilità.
Simonetti
contesta l'opinione, superficiale ed illusoria, di coloro "i quali
dicono che nella democrazia odierna non occorre alcuna dote per essere vincenti"
ed afferma che "c'è effettivamente una selezione: la politica in
democrazia genera una sorta di demeritocrazia, di trasvalutazione dei
valori".
[Si
tratta di un'affermazione che il sottoscritto è obbligato a confermare e
sottoscrivere senza riserve, avendo purtroppo assistito, esterrefatto e
disgustato dalle regole vigenti nella c. d. destra, all'emarginazione stupida e
incivile di uomini di valore, quali Giano Accame e Fausto Gianfranceschi,
bocciati a beneficio di scalzacani di periferia, in lesta ascesa dai numeri
rossi della cultura e della politica propriamente detta].
Il male
segreto della democrazia, ad ogni modo, è la superstizione liberista, da cui
discende il culto demenziale tributato alla mano magica del mercato.
Simonetti
cita al proposito un testo di Ernst Nolte in cui è denunciata "la
rimozione della trascendenza teorica attraverso la trascendenza pratica" e
descritta l'ingannevole utopia "un continente pieno di libertà
individuali ma non meno dogmatico e totalitario, in cui il dogma liberista non
potrà più essere contestato".
Ora dalla mitologia
liberista ha origine una incontrollata propensione al consumo, al possesso di
simboli della ricchezza e alla loro esibizione, "serpi striscianti che
si insinuano anche nelle menti più pure, in anfratti scavati nella debolezza
... per resistere occorre esercitarsi continuamente, in atti che fortifichino e
rinnovino quel sentire antimaterialista, il quale deve essere percepito come
missione sociale".
Di
conseguenza Simonetti avverte che il potere esercitato dai seminatori
dell'illusione liberista non può essere contrastato dagli spiriti liberi che si
aggirano nella destra evirata dal superomismo, ma da individui che non
sopportano il peso della democrazia come mortificazione dello stato.
Alla
politica onestamente ispirata compete un'azione finalizzata a rompere il
circolo vizioso mosso dalla mitologia liberale e chiuso dall'immondo potere
degli usurai e dei loro politicanti valletti.
Quale
esempio di studioso in rivolta contro il potere esercitato dagli usurai,
Simonetti cita il professore Giacinto Auriti, l'insigne studioso abruzzese che,
"come San Bernardino da Siena, è riuscito a spiegare come l'inflazione,
le tasse, gran parte delle guerre e delle crisi economiche, la concentrazione
della ricchezza nelle mani di pochi, siano fenomeni generati da un meccanismo
perverso di concezione della moneta, la nostra moneta-debito creata ad
arte per scopi di dominio".
Simonetti,
elevandosi al pensiero del bankiller Giano Accame, cita l'articolo
grottesco e spudorato pubblicato da un banchiere trilateralista, Jean-Claude
Trichet, nel Corriere della Sera del 9 agosto 2009, componimento nel
quale "sono riuniti tutti gli inganni e le distorsioni che
caratterizzano e servono Mammona nella sua lotta alla verità. Il parallelismo
tra poesia e monete d'oro è ripugnante. ... No vedo come le monete possano circolare
di mente in mente come le poesie alle quali Trichet le accomuna. Ma questo
abominio estetico non è solo frutto della scarsa cultura e sensibilità: esso ha
un senso profondo che è quello di mascherare la realtà odierna del denaro, che
è solo sterco del demonio, quindi tutto fuorché poetico".
I lacci che
l'eversione finanziaria stringe intorno alla folla solitaria possono
essere spezzati solamente da una controrivoluzione, capace di attuare "un
rovesciamento rispetto al sentire
comune" ossia dall'irruzione di un pensiero capace di correggere
"i concetti di progresso, direzionalità della storia, onnipotenza della
ragione speculativa e della tecnica, verità del pensiero tradizionale, valore
della religiosità come somma di precetti e proibizioni". In altre
parole libertà significa uscita dalle gabbie costruite dalla rivoluzione e
dalle guerre democratiche in vista del paradiso immaginario, annunciato dagli
usurai e dai banditori delle chimere liberali.
Piero Vassallo
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