martedì 22 settembre 2015

Il Cristianesimo a Roma

 La casa editrice Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe ha pubblicato in questi giorni due avvincenti saggi storici, Perché Roma di Ennio Innocenti [1], e Mitraismo e Cristianesimo di Giuseppe Biamonte [2].
 Raccolti in un unico volume, i testi dei noti e apprezzati studiosi cattolici si raccomandano ai lettori colti quali contributi necessari al chiarimento dei reali rapporti tra romanità e cristianesimo e tra cristianesimo e religione di Mitra.
 I saggi hanno per fine la confutazione delle tesi dilettantesche e confusionarie intorno all'ispirazione eversiva e anti-romana dei primi credenti nel Signore.
 Si tratta di dicerie infondate, in corsa ostinata e frenetica nei circuiti e nelle piste surreali, dove la esangue storiografia laicista incontra le magiche escandescenze della sinistra nomade e gli esangui furori della destra magica.
 L'orizzonte nel quali si muovono da destra e da sinistra le opinioni intorno al conflitto insanabile tra fede cattolica e tradizione romana, esibisce la curiosa convergenza delle sentenze che discendono (capitombolano) da (presunte) opposte filosofie della storia.
 La cultura progressista contempla un insanabile conflitto tra la civiltà romana e la rivoluzione cristiana (intesa come rivolta plebea contro l'impero reazionario, narrato da Bertold Brecht ne Gli affari del signor Giulio Cesare) mentre la cultura della destra neopagana capovolge il giudizio della sinistra (il cristianesimo, secondo Evola, avrebbe sovvertito il perfetto ordine dell'impero pagano) ma condivide e perpetua l'opinione sull'incompatibilità di cristianesimo e tradizione romana [3].
 Quale via d'uscita dal delirio a due teste matte, Innocenti propone una originale lettura del mondo romano, che fu esecutore d'una missione universalistica voluta dall'Alto: “Fondamento della tradizionale religiosità romana è restata la valutazione della Suprema Divinità come Fatum, ossia Paola o Logos o Verbum, assolutamente trascendente e indiscutibile, cui l'uomo che ne partecipa per la ragione e la creazione, deve collaborare e rispondere”.
 Non per caso il vertice della filosofia romana nel primo secolo dopo Cristo è rappresentato da Lucio Anneo Seneca (Cordoba 4 a. C. - Roma 65 d. C.), filosofo attento al messaggio cristiano e autore di pensieri, che a giudizio di Innocenti, hanno il sapore del Vangelo.
 Al proposito è citato un passo in cui il filosofo di Cordova afferma che “non vive ancora veramente per sé chi non vive per gli altri. Dobbiamo anche saper perdonare coloro che ci hanno offeso persuadendoci che nessuno è senza colpa”.
 Lo studio serio e il sistematico approfondimento della letteratura latina del primo secolo autorizzano Innocenti ad affermare che “il cristianesimo ha potuto diffondersi nell'Impero senza altro rilevante impedimento che la sobillazione giudaica e la scontata resistenza suscitata dall'imperativo della conversione spirituale evangelica. E ci sono indizi probativi che la cultura etnica non mancava di recepire, nel frattempo, dati e frammenti evangelici ben al di là della comunità cristiana” [4].  
 Giuseppe Biamonte, autore del robusto saggio Mitracismo e Cristianesimo Affinità formali e difformità sostanziali,  propone la confutazione delle avventurose tesi (diffuse dalla scuola di Tubinga) finalizzate a dimostrare la identità di sostanza di Cristianesimo e mitracismo.
 Quale introduzione a una seria lettura delle differenze che corrono tra fede in Cristo e mitologie intorno a Mitra, Biamonte cita una sentenza di Giuseppe Ricciotti, il quale suggeriva di evitare il rischio “di affermare una identità di sostanza [tra Cristianesimo e mitraismo] dove era soltanto una vaga corrispondenza di forma e l'altro pericolo cronologico anche più grave di prendere per una dipendenza del Cristianesimo ciò che era una dipendenza dal Cristianesimo”.
 A conferma del giudizio sull'irriducibilità della teologia cattolica al mitraismo, Biamonte cita Giustino e Tertulliano che imputarono al Maligno “l'imitazione mistificatrice dei sacramenti  cristiani” da parte dei seguaci di Mitra. Rammenta infine il detto di Giustino martire: “I malvagi demoni per imitazione [del sacrificio eucaristico] dissero che tutto ciò avveniva anche nei misteri di Mitra- Infatti nei loro riti di iniziazione si introducono un pane e una coppa d'acqua, mentre si pronunciano alcune formule”. 
 Biamonte non esita a segnalare la presenza di frammenti della superstizione mitraica “all'interno di molte conventicole esoteriche-massoniche e associazioni filantropiche, i cui appartenenti, chiamati fratelli, scimmiottando gli antichi rituali, amano in molti casi esibirsi per le loro liturgie, muniti di spade, mantelli e paludamenti vari”.
 L'escursione compiuta da Biamonte negli oscuri cunicoli del delirio neo cataro, fomite e retroscena del laicismo squillante sui tetti della moderna democrazia, dissolve l'incantesimo prodotto dalle mitologie intorno alla modernità laica e progressiva. E indica il cammino percorribile da una cultura di destra finalmente libera dall'influsso zavorrante  e umiliante  dell'esoterismo.

Piero Vassallo



[1]          Ennio Innocenti è un infaticabile studioso, impegnato a ristabilire le verità storiche rovesciate da operatori culturali  che aggrediscono - da destra e da sinistra - le verità del Cristianesimo rilanciando surreali mitologie e suggestioni raccolte nella vasta biblioteca degli eretici antichi e moderni. Di qui un'ingente produzione di testi che contribuiscono alla demolizione di bufale travestite da cavalli di razza: Gesù a Roma, Storia del potere temporale dei papi, La conversione religiosa di Benito Mussolini, Epopea italica, Critica alla psicoanalisi, Vangelo e coscienza, Fatima Roma Mosca, Luigi Calabresi.
[2]          Cultore della materia presso la cattedra di archeologia cristiana dell'Università di Roma Tre, Giuseppe Biamonte è autore di importanti saggi quali Pietro, Damaso, Simmaco e il Liber Pontificalis, Le catacombe di Roma, L'area tra tarda antichità e Medioevo. Attento studioso delle suggestioni esoteriche che impestano la politica della destra post-fascista ha contribuito alla demistificazioni delle leggende intorno alla tradizione proposte da René Giénon e da Julius Evola.
[3]          Giuseppe Biamonte al proposito rammenta che il gruppo dei promotori del destrismo paganeggiante, che faceva capo alla casa editrice GRECE, “fece da sponda, dalla riva destra, ai loro omologhi marxisti, che, sulla riva sinistra, ormai da tempo immemorabile, avevano fondato la demonizzazione della Chiesa e della Religione Cattolica sull'ateismo e sul materialismo storico”.
[4]          Al proposito Innocenti cita i saggio di Ilaria Ramelli, un'affermata studiosa che, fra l'altro, ha dimostrato che Petronio conosceva il Vangelo di Marco. 

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