sabato 26 settembre 2015

L'immaginario islam dei buonisti e l'islam della realtà

 “E' arrivato il tempo di liberarci dal senso di vergogna che oggi  ci porta a disconoscere che l'Italia sia casa nostra, la casa comune di tutti gli italiani, immaginandola come una terra di tutti e di nessuno, una landa deserta, dove chiunque arriva pianta la propria tenda e detta le proprie condizioni, al punto da auto-imporci di togliere i crocifissi dai luoghi pubblici per non urtare la suscettibilità di mussulmani”. (Cristiano Magdi Allam)

Protagonista ed emblema dell'intrepida ma solitaria e disprezzata resistenza alla teologia politica corretta, Magdi Cristiano Allam rivendica e rinnova le argomentazioni confutatorie, al seguito delle quali la Cristianità medievale (si pensi a Dante Alighieri) e preconciliare alzò una difesa, armata dalla sapienza, contro il falso profeta Maometto e i suoi fanatici adepti.
All'esagerata bontà e all'incauta apertura ecumenica di un pontefice sudamericano, disinibito e forse illegittimo, che deposita un bacio sincretista sul corano, Allam risponde affermando il primato della dottrina sulla (disorientante) prassi ecumenica.
Vox clamantis nel deserto clericale, popolato dai buonisti, dai vibranti ridarellari, dai teologi neo cristiani, dai propalatori del delirio in discesa sulle tombali sedi del progressismo e dagli irritanti conduttori di psicodrammi verbosi/rumorosi, mandati in onda umbratile dalle emittenze televisive, Allam tenta di far conoscere agli italiani, intossicati e alterati dalla teologia giornalistica e dall'empiamente pio progressismo, l'aggressivo e tossico contenuto del corano.
Edito dall'intrepida Biblioteca delle libertà, infatti, il più recente saggio dello scrittore cattolico, fin dal titolo (Islam siamo in guerra) rovescia la spietata luce della verità sulle pie e zuccherine illusioni, in corsa sfrenata/accecante nel vuoto mentale, luogo deputato all'incontro della falsa carità con la fellonia pseudo-ecumenica.
Al proposito, Allam cita un giudizio di monsignor Charles-Clément Boniface Ozdemir, un teologo che resiste alle desolanti suggestioni del sincretismo e perciò definisce l'islamismo per quello che esso è: “falsa religione opera del demonio, ispirata da un criminale assetato dal sangue dei cristiani … e di tutti coloro che non si sottomettono all'islam complessivamente condannati come infedeli”.
Al realismo dei teologi, che svelano la verità intorno alla teologia e alla passi degli islamici, si oppongono gli sbandieratori della teologia sincretista.
Angelo Scola, cardinale incappucciato dalla nuova teologia, finge, ad esempio, di non vedere il sangue cristiano, versato dai maomettani, e raccomanda il dialogo con gli assassini, da lui inteso “come frutto dell'amore di Dio e del prossimo”.
Il rugiadoso buonismo di Scola è applaudito e condiviso da Giorgio Napolitano, il quale, imitando l'imitatore Maurizio Crozza, pronuncia un ecumenico sermone, finalizzato a convincere i sudditi che il dialogo con l'islam “sarebbe indispensabile presupposto affinché la società italiana sappia interpretare le sfide del mondo contemporaneo e divenire sempre più libera, aperta e giusta”.
Aperta a cosa? Mah... Opportunamente Allam rammenta che 45 milioni di cristiani sono stati martirizzati dagli islamici nel Ventesimo secolo: “Ogni anno ci sono 105.000 nuovi martiri cristiani, un martire al minuto”.
La teologia del silenzio complice è sfidata dai testimoni del dramma vissuto dai cristiani abitanti nei paesi islamici. Allam al proposito cita padre Douglas Al Bazi, parroco ad Erbil, il quale sostiene, esibendo inconfutabili argomenti, che “l'Isis rappresenta l'islam al cento per cento. Per favore se c'è qualcuno che ancora pensa che l'Isis non rappresenta l'islam, sappia che ha torto. L'Isis rappresenta l'islam al cento per cento. … Quando l'islam vive in mezzo a voi, la situazione potrebbe apparire accettabile. Ma quando uno vive tra i mussulmani tutto diventa impossibile”.
L'avvertimento cade nel vuoto mentale del clero buonista abbagliato dalle manfrine degli immigrati islamici. Nessuno fa caso alle variazioni del profilo basso e cauto degli immigrati, i quali, ogni tanto, emanano segnali veritieri, ad esempio l'aggressione di un sacerdote milanese, seriamente ferito durante un incontro (ecumenico?) con immigrati magrebini, che lo avevano giudicato colpevole di empietà per aver battezzato alcuni loro connazionali.
Purtroppo l'autorità ecclesiastica, dedita all'imitazione della scimmie non vedenti, non udenti e non parlanti a Benares, prosegue imperterrita il cammino ecumenico in direzione della catastrofe incombente. Il risultato della commedia scimmiesca messa in scena dal teologicamente corretto, è la insensata predilezione degli immigrati di fede islamica. Lo testimonia un immigrato egiziano, nostro fratello nella vera fede: “in terra cristiana, che accoglie nel suo seno la Chiesa dei papi, il relativismo è arrivato al punto da far coincidere la spiritualità con l'islam”.

Piero Vassallo


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