giovedì 17 settembre 2015

Il moralismo democratico di Stefania Giannini & il vespasiano assoluto

“Resta saldo il principio che la legittimità politica non si confonde con
 la legittimità morale: la maggioranza non prevale onestamente quando
 sancisce qualcosa contrario alla legge di Dio: la democrazia non
 cambia la verità come non cambia il corso del sole, il ciclo dei venti
 e delle piogge”.
 Card. Giuseppe Siri, in Renovatio, gennaio-marzo 1974.


 La ministra della pubblica istruzione, la moralista Stefania Giannini, glottologa iniziata alla politica dallo stimato professor Mario Monti, minaccia di passare alle vie legali contro chi parla di teoria gender a proposito del progetto educativo del governo Renzi.
 La minaccia della ministra è apprezzabile perché incontra la diffusa aspirazione dei genitori italiani ad escludere l'adozione di testi scolastici, che approvano e in qualche modo incoraggiano la pederastia e il lesbismo. I testi proibiti dalla solere ministra aprirebbero generose piste ai pedofili, che interpretano e praticano assiduamente la libertà predicata dai venerati maestri del progressismo francofortese e californiano.
 Purtroppo la doverosa e apprezzata assicurazione della dotta ministra Giannini circa l'esclusione della letteratura omofila dalla scuola italiana, si scontra con l'ideologia dominante nell'area progressista e nel parlamento europeo.
 La cultura europea, infatti, è discesa al livello di una filosofia, che, ove fosse lecito l'uso del linguaggio politicamente scorretto e irrispettoso di Aristofane, si potrebbe definire espressione del bruciore pederastico.
 Ora il delirio pederastico è purtroppo attivo nelle solenni direttive europee, che prevedono “la sensibilizzazione sulle discriminazioni di genere anche attraverso un'adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo”.
 In parole refrattarie al pensiero burocratico: la lingua del legislatore europea batte dove il vizio vuole.
 La fermezza etica della severa Giannini è inoltre contrastata e menomata dalla recente sentenza della Corte costituzionale italiana, che ha autorizzato una persona a cambiare l'indicazione anagrafica del sesso senza esigere la indispensabile documentazione.
 Argomento principe della rivoluzionaria sentenza è il riconoscimento di tre componenti dell'identità sessuale: il corpo, l'auto percezione e il ruolo sociale. In altre parole: l'ideologia obbliga il sesso ad attraversa il fiume che separa la carne dal pensiero.

 L'etica repubblicana sta purtroppo scendendo dal cielo della severità costituzionale al sottosuolo dell'avanspettacolo trionfante negli anni sessanta, quando il noto comico Fanfulla anticipava le ragioni della libertà sessuale proponendo la figura del sodomita vestito da marinaio, che, avvistato il periscopio di un sommergibile, gridava e invocava Siluratemi! Siluratemi!

Piero Vassallo

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