sabato 18 ottobre 2014

Tradizionalisti non vedenti la babilonia teologica

I catto-normalizzatori

Tradizionalisti non vedenti la babilonia teologica

 Tra festosi squilli, fruscii acrobatici, finte frenate, pie reticenze e censurati sospiri, è approdato alla conclusione vaga ed elusiva il sinodo intitolato all'accarezzamento incauto e scivoloso di morbide e acritiche opinioni su divorzio, matrimoni irregolari e sodomitiche convivenze.
 La sodomia, argomento scabroso, che, in tempi migliori, induceva al cauto silenzio, purtroppo non spaventa i sostenitori dell'aggiornamento della morale cattolica, trattenuti solamente dal timore della risoluta e inflessibile dissidenza africana. 
 In conclusione una permissione declinata sul pentagramma clericale del dire e non dire: "Le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana".
 Impavidi e avventurosi teologi da palcoscenico, quasi rispondendo all'imperioso comando "vieni avanti modernizzatore!", in equilibrio tra il dire il non dire, alludono all'esistenza di un bene nascosto nel Vizio ultramoderno, che è praticato e venerato dai malthusiani, esecutori della danza oscena e macabra concepita dai francofortesi e dai californiani.
La virtù si ritira nel ritrovo degli omosessuali? Il neo-modernismo cadrà ingionocchioni davanti a un vespasiano iniziatico? Certo è che il delirio teologico avanza sotto il labaro raggiante, su cui fiammeggiano le parole oscure e bifide del vizio, che squilla sotto l'ala della thanatofilia onusiana.
 Il sedevacantismo costituisce una tentazione quasi irresistibile. Se non che il papa regnante è soltanto il vicario di Gesù Cristo, che è il vero Capo della Chiesa cattolica indefettibile.
 Quasi preda di un giro vizioso, infatti, il vescovo di Roma, Bergoglio, è incatenato all'impotenza dei teologi avanguardisti, i quali, per attuare il desiderato rinnovamento, sono obbligati a disconoscere la tradizione, ad aggirare il dogma e, in ultima analisi, ad appoggiare le loro avventurose tesi sull'autorità che compete ai rumorosi. applauditi ma anodini opinionisti.
 Il desiderio di associare la fede agli errori della languente modernità (un intrepido porporato ha addirittura proposto una teologia aggiornata dalla sorpassata e consunta filosofia di Hegel e Schelling) di conseguenza rimane aggrappato alla chiacchiera della sacrestia desautorata.  
 Inoltre, la corsa lungo la discesa in direzione della fede modernizzata è grazie a Dio è frenata dai vescovi africani, che si oppongono coraggiosamente all'avventizia urlante opinione dei vescovi libertini di Germania.   
 La chiacchiera mondana degli opinionisti illuminati dal Vaticano II turba e sconcerta i fedeli refrattari e tuttavia non compromette la fede nutrita e animata dalla conoscenza dell'unica e immutabile verità.
 Il rifugio della fede intransigente in Africa è un segnale della crisi mortale in atto nell'Europa cristiana e una previsione dello sfacelo cui è destinato il vecchio continente, non la Chiesa cattolica.  
 La fede degli europei è sotto schiaffo nelle diocesi, nelle quali la furberia del clero modernizzante e/o normalizzante convince fedeli arrendevoli perché impreparati a disobbedire ai suggerimenti, che sono diffusi dall'avventizia teologia messa in circolo dal concilio rahneriano Vaticano II. 
 Lo schiaffo degli innovatori, purtroppo, colpisce anche la robusta guancia di autorevoli e pii teologi, ad esempio il veronese monsignor Gino Oliosi, secondo cui le riforme pastorali e liturgiche attuate da San Pio X "sarebbero state riprese ed estese alla metà del secolo da Pio XII e avrebbero dato i frutti migliori nel Concilio Vaticani II[1]. Mah.
 In sintonia con mons. Oliosi, Pier Luigi Bondioni afferma che "la Chiesa di oggi e di domani non potrà mai dimenticare il suo [di San Pio X] lavoro e le intuizioni che hanno anticipato i tempi e preparato il terreno al Concilio Vaticano II. Motivo in più per non permettere al tempo di depositarsi nella dimenticanza di quanto fatto nel suo pontificato". Naturalmente l'autore di un tale giudizio non fa cenno alla condanna del modernismo formulata dall'anticipatore San Pio X.
 L'acrobatica associazione della teologia conciliare alla teologia di San Pio X è un segnale lanciato da una fra le tante emittenti confusionarie, che affollano e tormentano l'ambiente cattolico dopo il Vaticano II.
 Nell'angosciante baraonda, tuttavia, si può leggere la consapevolezza che la Chiesa cattolica  sopravviverà alla tentata modernizzazione conservando la fedeltà alla tradizione, da cui riceve la ragion d'essere. Il futurismo teologizzante deprime le anime e svuota le chiese, onde la flessione del partito dei modernizzanti, costretti ad assestare un colpo eterodosso al cerchio e un colpo normalizzatore alla botte.
 In definitiva: una Chiesa totalmente appiattita sulla teologia esangue dei modernizzanti affonderebbe nel gorgo del delirio germanico, nel quale sguazzano i vescovi abbagliati dai macroscopici e cadaverici errori di Hegel e Schelling.
 I sogni luterani dei teologi europei abbacinati dalla Vito Mancuso e del card. Martini, ultimamente sono frenati dal cuore dell'Africa cattolica, che si dimostra refrattaria a quel vizio contro natura, il cui nome fiammeggia nel labaro della teologia affumicata.

Piero Vassallo





[1] Cfr. la introduzione al saggio di Pier Luigi Bondioni, San Pio X Profeta riformatore, Fede & Cultura, Verona 2012.

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