Prima
della politica l'aspirazione al bene comune
Jean Madiran: fuori
dalla sinistra non vi è che il Cristianesimo
Dal
pregevole e coinvolgente saggio di Paolo Pasqualucci, "Per una carta
del partito cattolico", edito da Solfanelli in Chieti nel 2014, discende
il suggerimento di rileggere i testi scritti dai numerosi e illustri autori
degli orientamenti disattesi o addirittura ignorati dai politicanti della
destra suicidaria.
E'
infatti indispensabile, in vista della fondazione di un partito cattolico,
inteso a guidare i veri moderati, che gli aspiranti alla ricucitura di un
tessuto sociale lacerato dall'immoralismo a sfondo nichilistico, siano dotati
di una cultura politica adeguata alla profondità della crisi in atto.
Gli
aspiranti a una tale impresa dovrebbero pertanto rileggere le meditate e
realistiche indicazioni dei pensatori, che i vandalici devastatori della cosa
chiamata Destra hanno ignorato o censurato o dimenticato lungo la discesa
indirizzata all'inseguimento dell'applauso scrosciante, tributato alla
squillante/inutile/perdente/cadaverica chiacchiera comiziale.
Jean
Madiran, pensatore cattolico refrattario alle suggestioni emanate dalle opposte
e convergenti ideologie del mondo moderno [1], dopo
Pasqualucci, è il primo autore che deve essere consultato e meditato dagli
aspiranti alla fondazione di un partito cattolico immune da influssi e dalle
suggestioni emanate dalla galoppante ermeneutica della discontinuità.
Tale
ermeneutica corre al seguito delle illusioni fumose, che sono indirizzate a
condurre alle estreme conseguenze le ambiguità in circolo nelle aule del
Concilio ecumenico Vaticano II [2], e con
essa il progetto di stampo maritainiano/dossettiano/alberighiano/melloniano,
che contempla il compromesso con le intanto smentite e rottamate illusioni
suscitate dal pensiero rivoluzionario.
Madiran
ha visto e ha denunciato a tempo debito la stretta parentela esistente tra la libido
dominandi e la latitanza della ragion politica. Di conseguenza ha confutato
e liquidato le certezze in azione nel teatrino della politica, prima di
formulare il problema che è nascosto
nelle capsule dell'alibismo partitocratico: "Quale politica desiderare?
Lo spirito pubblico non lo sa. Per saperlo bisogna avere un'idea del bene da
sperare e da volere in comune. Questa idea manca".
Il
motore dell'ignoranza invincibile, insieme con la politologia crepuscolare e la
libido elettorale, genera la volontà, dichiarata dai cattolici sedicenti
adulti, di rivendicare la loro autonomia ovvero il diritto di travisare e disobbedire
all'insegnamento della Chiesa.
L'illusione
dei cattolici disobbedienti si spinge fino all'affermazione schizoide che
immagina l'esistenza di due libri: il Vangelo per la vita privata, la
costituzione del '47 per la vita pubblica.
Spaventato
dallo scisma mentale dei cattolici modernizzanti, Madiran affermava invece:
"La più grande stramberia dei cristiani è di smetterla d'esser
cristiani allorquando fanno politica, di mettere il loro Cristianesimo fra
parentesi, di parlare d'altro, con l'intento di farsi accettare, di farsi
comprendere, e di stabilire così una cooperazione pratica con i non
credenti".
Naturalmente
Madiran era consapevole dell'ispirazione modernista, in seguito trasferita al
Concilio Vaticano II, della diserzione computa dai politicanti democristiani. E
pertanto proponeva un percorso politico diverso da quello "ecumenico"
suggerito dai documenti del Vaticano II e dalle chiacchiere babeliche ad
Assisi.
La
proposta di Madiran iniziava dal suggerimento di finirla con l'autocritica a sfondo
autolesionistico e di riprendere coscienza della eccellenza civile (oltre che
spirituale) che si è manifestata in duemila anni di storia cristiana.
Il
primo atto finalizzato alla guarigione dai complessi d'inferiorità, a tempo
debito diagnosticati dal card. Giuseppe Siri, complessi generati dalla menzogna
illuminista, storicista, marxista e sessantottina, è ricordare che il
Cristianesimo ha rappresentato il più
efficace metodo per contrastare le ingiustizie sociali, infatti "ha
soppresso la schiavitù classica e ha compiuto, così facendo, la più grande
riforma sociale di tutti i tempi ... nessuna sinistra avrebbe potuto farlo,
nessuno, in ogni caso, ci sarebbe potuto arrivare senza rimpiazzarla
immediatamente con una schiavitù più feroce".
Puntuale
è al proposito l'osservazione di Madiran: "mai si è sentita la
necessità di un disegno metodico per dissociare lo spirituale dal reazionario,
e questo perché non erano affatto sistematicamente associati".
Al fine
di conquistare i cristiani, gli intellettuali militanti nella sinistra hanno
tentato, con ogni mezzo, di dimostrare che il Cristianesimo appartiene alla
destra reazionaria.
Risultato
di tale azione propagandistica/falsaria è la manifestazione, nella scuola
dossettiana di Bologna, di un cristianesimo
adulto, presuntuoso e rumoroso quantunque ispirato da una servile timidezza,
che obbliga a contorcersi nel problemi a non essere di destra a giudizio
della sinistra.
Se non che la pretesa
di diventare incolpevoli e accettabili agli occhi dei comunisti genera i
cristiani dimezzati: "Invece di separarsi dal mondo, come chiede Dio, i
cristiani ora si separano dalla destra, come chiede la sinistra. Riescono così
facendo a superare la fatica di separarsi da se stessi per andare a perdersi
nel mondo".
Per diventare adulti
i cattolici sono obbligati a rovesciare il sì si no no del Vangelo in
una fede unitiva, un conformismo incline a raccogliere e fare proprie le
bizzarrie degli ideologisti militanti nel movimento anticristiano.
Le
obiezioni all'errore pertanto si avvitano nella languida figura del tango con
stretta compromissoria e caduta nel pensiero dell'avversario.
Madiran segnala
inoltre il pericolo costituito dall'incomprensione del danno procurato
dall'attività a sostegno della destra: "è già fare il gioco della
sinistra, poiché precipua specificità della sinistra consiste nell'inventare
arbitrariamente l'esistenza della destra e la necessità di combatterla
politicamente".
Di qui l'obbligo di
affidarsi a una giustizia estranea alle culture di sinistra e di destra (e di
centro), uno spirito "che non è un'invenzione della sinistra e che
esisteva ben prima di essa, lo spirito cristiano, la tradizione cattolica, la
civiltà cristiana".
I
disastri causati da una destra oscillante tra i miti americani intorno alla
globalizzazione e il furore patriottardo, testimoniano l'urgente necessità di
uscire dalla fossa dei serpenti. Un risultato tuttora conseguibile poiché
nell'ambiente cattolico italiano sono presenti da tempo, studiosi capaci di raccogliere
l'eredità dei grandi pensatori del Novecento [3], e di disegnare la via dell'allontanamento
dalle ideologie in guerra nel mondo moderno.
Purtroppo
influssi esercitati da gruppi di pressione laici ed ecclesiastici estranei alla
buona battaglia hanno indotto gli studiosi irriducibili all'errore ad agire in
ordine sparso.
Finalmente
il naufragio della politica nazional-progressista nelle acque torbide della
finanza strozzina e thanatofila esige una risposta unitaria dei cattolici
pensanti, che sono rimasti fedeli alla loro identità.
Le
ragioni dell'unità si trovano nel seguente pensiero di Madiran: "La
verità è che, se si cerca in questo mondo uno spirito e una realtà che non
siano sicuramente di sinistra, che nulla debbano all'influenza della sinistra e
che appartengano senza alcun dubbio a un altro universo mentale e morale, non
si troverà altro che il Cristianesimo".
La
lezione di Madiran, coniugata con il progetto di Pasqualucci e indirizzata alla
frequentazione della biblioteca filosofica dei cattolici irriducibili alle
moderne rivoluzioni, può istruire e orientare una nuova classe politica,
finalmente capace di orientare la maggioranza degli italiani oggi tentati
dall'astensione e dalla diserzione.
In
Italia esiste una maggioranza benpensante, la cui astensione dal voto manifesta
il rifiuto di affidarsi ai rappresentanti delle crepuscolari ideologie, che
sono collocate a sinistra e a destra della
discarica allestita dagli architetti del disordine e del
nulla.
Il
tempo dei circoli chiusi, delle chiesuole incomunicabili, delle vogliuzze,
delle futili rivalità e dei compromessi finalizzati all'egemonia nel microcosmo
onirico è pertanto scaduto.
Il
futuro appartiene ai cattolici refrattari al nichilismo dei
postcomunisti e all'egoismo tetro dei liberali, a condizione che si dimostrino
finalmente capaci di affrontare uniti e solidali la sfida lanciata dalle
culture anticristiane e dalle mortifere suggestioni infiltrate nel
cattolicesimo modernizzante.
Piero Vassallo
[1] Jean Madiran è il nom de plume del pensatore
francese Jean Arfel (1920-2013). Lo pseudonimo fu scelto da Arfel per
manifestare la sua gratitudine ai frati del convento di Madiran, che gli
offrirono rifugio nel 1944, quando era ricercato dalla polizia gollista quale
"colpevole" di aver collaborato con il fondatore dell'Action
française, Charles Maurras.
[2] Al
proposito cfr. Ralph McInerny, "Vaticano II Che cosa è andato storto?", Fede &
Cultura, Verona 2009, pag. 76, rammenta che la richiesta di professare il Credo
niceno "presso molti teologi, pastori e altri ha suscitato risposte che
vanno dallo scoraggiamento e dalla sorpresa a una rabbia e a un risentimento
evidenti".
[3] Nel
XX secolo, geniali
interpreti e continuatori della tradizione filosofica cristiana e critici del
maritainismo sono stati il card. Giuseppe Siri, Réginald Garrigou Lagrange o.
p., don Amato Masnovo, Antonio Messineo s. j, lo stimmatino Cornelio Fabro, il
professore Etienne Gilson, don Julio Meinvielle, don Ennio Innocenti, mons.
Antonio Livi.
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