Il sinodo sulla famiglia indetto da Jorge
Mario Bergoglio ha suscitato diversi giusti allarmi e appropriati giudizi
negativi da parte di autori e commentatori tradizionalisti. Ho letto un
articolo di Alessandro Gnocchi, che crudamente ma puntualmente vede nell’evento
– avviato a un cattivo sbocco – il segnato procedere di un aberrante consenso
alle voglie del secolo, compiuto dal Vaticano e dalla gerarchia che vi
aderisce. Ove lo scrittore rileva la desolazione e la profanazione dei
Sacramenti, in particolare, dell’Eucaristia, mi si è accesa una luce su un
aspetto forse ancora lasciato in ombra, quello della grazia, che anzitutto
proviene dai Sacramenti.
La ragione principale per cui i pastori mercenari – chiamiamoli così
benevolmente, giacché i loro inganni dottrinali inducono a dubitare di peggio –
fanno del male al gregge, consiste nel loro ignorare la grazia e la sua virtù
soprannaturale. Evito la disamina delle cause, osservo soltanto che essi,
soggetti al lupo, al mondo lupo, consentono all’ignoranza in cui è ridotta la
massa dei cattolici, o sedicenti tali, i quali trovano che, nei duri frangenti,
è impossibile osservare i precetti tradizionali, per cui sono cristiane e
lecite le scappatoie permesse con l’aver reso relativi i comandamenti della
Vecchia e della Nuova Alleanza. E hanno ragione di credere che con le proprie
forze non si riesca a tenersi nell’onestà pretesa un tempo, o in quella
conservata finora momentaneamente dalla sede di Pietro.
Il Nuovo Testamento chi lo legge? Allorché qualcosa
si legge tuttora in chiesa, di solito il primo a travisarlo è quel tale che,
durante l’omelia, si volge al microfono, cui fanno eco sonori altoparlanti.
Se il popolo non cercasse un aiuto
soprattutto esistenziale e, spinto dall’innato sentimento religioso, non
volesse sbrigativamente soddisfarlo, se gli sbandati eredi dei vecchi cattolici
non si accontentassero di belle quanto false rassicurazioni morali e
ultraterrene, ma si prendessero la briga di leggere le parole testuali e affatto
intelligibili di Cristo, scioglierebbero la loro recondita insoddisfazione,
troverebbero la soluzione e scoprirebbero il raggiro. Senza di me non potete fare niente, dice il Messia. Bussate e vi sarà aperto. Se pregando chiedete una grazia al Padre vostro,
Egli vi esaudirà. Ecco come ricevere la forza che, secondo natura, non
possiamo avere per adempiere la legge. Ecco come il giogo impostoci da Cristo può
diventare soave.
San Paolo spiega bene in che modo la legge,
pur necessaria al popolo ebreo, eccedesse le sue capacità di adempierla. La
legge è morte, egli dice, ma non per noi redenti da Cristo.
Quale evidenza maggiore di questa, a
significare il potere che ci viene dalla Redenzione! Non si tratta d’un potere
largito incondizionatamente a tutta l’umanità. Anzitutto occorre il Battesimo. Chi riceverà la mia parola e sarà
battezzato, sarà salvo. E siccome anche la Grazia avuta al fonte
battesimale si perde col peccato (quante raccomandazioni giungono da Gesù e
dagli Apostoli di non cadere nel peccato, di restare uomini nuovi, di vigilare perché, spazzata la casa, non tornino ad
irrompervi più demoni di quelli scacciati in precedenza, di mantenersi integri
poiché la morte sopraggiunge furtiva come il ladro) non resta che il perdono
del peccato, ottenuto col Sacramento del confessionale.
Alessandro Gnocchi rimarca che il popolo
viziato si presenta per lo più profano e colpevole alla balaustra, dove riceve
l’Ostia come in una partecipazione sociale e mondana, come riscuotendo il
debito, senza piegare il ginocchio, senza inchino adorante la reale presenza
del Signore. L’inadempienza del popolo insofferente di pesi da sostenere e
incoraggiato ad abbandonare l’umiltà, prende origine dall’aver rovinato,
peccando, lo stato di Grazia avuto gratuitamente col Battesimo, e poi dipende dall’aver
rovinato il recupero di essa, trascurando la Penitenza, ossia l’assoluzione,
disertando l’inginocchiatoio davanti al confessore, così come questi trascura
il suo ministero. Spesso costui, mette fardelli ingrati e insostenibili sulle
spalle dei parrocchiani! È il curato che non cura, non istruisce, non si adopera
per farli diventare vigorosi, acquistando il vigore soprannaturale.
Ma che cosa è in effetti questa risorsa
portentosa? Nessun mistero. Definizioni dogmatiche la illustrano, tratte
infallibilmente e univocamente dalla Rivelazione (composta da Sacra Scrittura e
Tradizione).
La Grazia santificante, abituale, si acquisisce
divenendo membri della Chiesa, del Corpo mistico di Cristo, ed è dono gratuito
necessario a corrispondere al vero, ad adempiere il bene e a conseguire la
salvezza eterna.
La Grazia attuale,
bensì necessaria per perseverare o per convertirsi, può essere di vario genere.
Notevoli sono quella in certo modo comune per tutti, che consente anche ai non
cattolici, i quali collaborino con essa, di giungere a salvamento, e quella efficace, che supera il bisogno della
collaborazione, per insondabile decreto dell’Onnipotente, pur restando il
beneficiato libero di resistervi.
Le grazie si possono impetrare anche alla
Madonna, grande mediatrice di esse, oppure ai Santi. La storia ecclesiastica è
gremita di casi, verificati dalla Chiesa, in cui i devoti ottennero aiuti di ogni
sorta per sé e per altri.
Perciò sono esecrabili quanti tolgono la
speranza agli uomini concedendo loro che, stanti le avverse circostanze, non
possono fare a meno di peccare e, in nome di un’assurda misericordia, li
assolvono senza che rimedino al mal fatto. Questi cattivi maestri adottano l’eresia
che nega la validità della grazia per non trasgredire, e la remissione del
peccato condizionata al fermo proposito di porvi riparo, di cambiar vita.
Piero Nicola
Nessun commento:
Posta un commento