In questi giorni ho letto l’opinione di uno
studioso, autorevole in materia teologica, con il quale non posso confrontarmi
né a livello accademico né riguardo alla sapienza specifica. Ciononostante, il raziocinio mi suggerisce che non si devono
accettare certi argomenti addotti dallo scienziato di cui non cito il nome. E se
mi cimento nella critica, è perché sarebbe assai nocivo per la verità e per le
anime, qualora certi misfatti perpetrati in materia di fede e di costumi
assumessero un aspetto minore di quello che hanno.
A proposito del sinodo dei vescovi che si
terrà fra breve sulla comunione da somministrare ai divorziati, il suddetto
autore sostiene, in un suo articolo, essere in gioco nientemeno che il concetto
della natura umana e quello della legge naturale.
Siamo d’accordo, il forte partito che
propugna l’applicazione della misericordia e l’adeguamento della dottrina dogmatica
al corso dei tempi, deve ricorrere a espedienti cosiffatti per la dolcezza che
intende introdurre. Se per l’uomo valesse la morale della situazione, secondo
la quale il sentimento della fede si salva e la fede resta efficace nonostante
la trasgressione, la legge diventerebbe relativa e subordinata alla scelta di
un presunto male minore. In buona sostanza, si tratta di abbracciare una forma
di eresia luterana, fondata sul libero esame e sulla mera fede soggettiva o
fiduciale.
L’articolista si addentra nel merito dimostrando
come la teologia del cardinale Walter Kasper, cui è stata commessa l’apertura
del sinodo, sia debitrice delle dottrine di Shelling e di Heghel. Secondo la
scuola di Tubinga la morale cambia, la rivelazione muta storicamente, muta il
rapporto tra natura e soprannaturale; il neomodernismo approda al sabellianesimo.
La Trinità non consiste in tre Persone, ma in tre modalità, ecc. La natura
umana non è più un assoluto, né la legge divina è un assoluto, ma diventa un
impedimento alla legge della pastorale misericordiosa, che diventa la norma
introdotta dal Vangelo.
Ma ciò che qui va notato, oltre a simili
aberrazioni sapientemente esposte, è una premessa: in ogni epoca e fin da
principio, in seno alla Chiesa ci furono erranti e diatribe intorno al dogma.
Gli eretici ebbero anche il sopravvento; non bastarono Concili ecumenici né
Papi per scongiurare l’eclissi del vero. Anzi, ci fu un papa Liberio che peccò
di un cedimento all’eresia ariana e all’imperatore che la difendeva.
Noi tradizionalisti abbiamo già sentito i
nostri preti ricordare il santo vescovo Attanasio, che resistette allo
strapotere persecutore dicendo che gli eretici avevano occupato le chiese, ma
non potevano togliere la fede ai credenti. Sicché sembrerebbe giusto recepire
che, ora, Attanasio costituisce il modello da imitare, che importa soltanto per
noi adempiere il nostro dovere e aspettare l’avvento di tempi migliori
immancabili, essendo immancabile la fine dell’insensatezza e il ritorno della
ragione.
Ma siamo certi di fare del nostro meglio con
simili idee? Siamo certi di aiutare così chi possa ravvedersi e convertirsi, in
questo frattempo?
No. Non regge l’analogia posta tra il momento
di quelle eresie disastrose e il momento presente. Allora, la definizione dei
dogmi e della conseguente dottrina o era in corso o era di fresca data e rimessa
in discussione. Oggi, dopo secoli di consolidamento del credo cattolico,
attaccane liberamente le basi con arti sofistiche, consentite dalla messa in
non cale del principio di non contraddizione, avanza una riforma inammissibile,
destinata a perdere sempre più anime, senza remissione. È uno sviamento operato
da ecclesiastici non censurati, che va denunciato per quello che è con tutte le
conseguenze. Quale futuro consolante, quale speranza in Dio? La Sua Provvidenza
richiede la nostra piena cooperazione, richiede che si dica chiaro come stanno
le cose.
Può darsi che l’errante attuale non sia
eretico come lo furono Manes, Sabellio, Ario, Eutiche, Nestorio, Lutero, ecc. perché,
da lungo tempo, non esiste più l’autorità ecclesiastica che li ammonisca e li
condanni per la loro pervicacia. Ma questo è il male incomparabile: gli odierni
eretici materiali sono maggiormente nocivi degli antichi eresiarchi, appunto in
quanto, da gran tempo, i loro seducenti errori non vengono impugnati da
un’autorità indiscutibile e colpiti con l’anatema.
Piero Nicola
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