I vescovi e cardinali infedeli a Cristo, sostenendo
uno iato tra dottrina dogmatica e dottrina o prassi pastorale, sono affetti da
scempiaggine sistemica. Forse alcuni, increduli calcolatori, intendono
garantirsi il benessere nei non molti anni che restano loro ancora da vivere.
Essi ragionano all'incirca come Berlusconi,
che fa politica secondo i sondaggi di opinione, quasi si trattasse d'un'indagine
di mercato per vendere un prodotto. Tuttavia, il Silvio nazionale, prima del
suo ultimo declino, poteva contare su un carisma politico, tanto più avendo almeno
un occhio buono in mezzo ai ciechi.
Ma questi prelati liberali o progressisti o
modernisti - a scelta - i quali mostrano di fare assegnamento su un'attività religiosa
che prende per il suo verso lo sviamento morale e spirituale della società,
eventualmente al fine di sollevarla (non si parla di conversioni, figurarsi! -
e questa rinuncia conferma l'eresia), non possiedono nemmeno il dono di catturare
simpatizzanti (se dicessi fedeli, bisognerebbe chiedersi di quale
specie, ed escluderei gli atei e gli acattolici, oggetto del sacrosanto
dialogo - altro elemento di comportamento eretico).
In sostanza, avviene per loro quel che
succede in piazza San Pietro o tra i chiacchieroni dei dibattiti e dei salotti
televisivi, tra i diversi compiaciuti del saper fare dimostrato dall'argentino
biancovestito (bravo comunicatore, egli ha capito che giova ammiccare dando la
buonasera da sacri balconi, ma non conviene privarsi del fascino e
dell'ascendente della divisa). La folla degli ammiratori va in chiesa meno di
prima, pratica la Confessione meno di prima, fa il bene e il male, nella migliore
delle ipotesi, come prima li faceva. Insomma, la comprensione da essi ricevuta,
anziché incoraggiarli alla devota osservanza, li spinge a giustificare le nere
macchie della loro anima, applicandosi la fraterna indulgenza (che è lungi
dall'essere francescana di San Francesco!)
Così il porporato Walter Kasper ("c'è
una battaglia in corso", ha detto in vista della ripresa del sinodo
invalido, dove si ammette che un dogma sia messo in discussione), l'arciv. di
Monaco Reinhard Marx ("non siamo una filiale di Roma", ha asserito
riguardo alla pastorale decisa dalla Conferenza episcopale) e il loro protettore
card. Karl Lehmann, quand'anche vincessero la loro infera guerra, faranno una
messe di cristiani spuri, che si tengono Dio tra i vari confort domestici e
psicologici, con la vaga speranza di avere una discreta sistemazione oltre il
salto nel buio della morte. Perché di là, non si sa mai, potrebbe esserci
qualcosa di somigliante alle leggendarie destinazioni ultraterrene nelle quali
credevano le pie nonne.
In effetti, essi non vinceranno nessuna
battaglia. Probabilmente sarebbero abbastanza intelligenti da poter capire che
sarebbe una vittoria fittizia per la loro
chiesa. Ma hanno l'intelligenza stupida di Lucifero, quella priva di modestia. Nonostante
la superbia che dimostrano, la loro viltà li priva di vera ambizione. Se avessero
ambizione e non il coraggio del
coniglio, vorrebbero riportare un grande successo. Il loro colto intelletto, il
loro acume, tuttavia malamente adoperato e abituato, potrebbero illuminare la
banalità per cui un cibo reso insipido, una dottrina indebolita, una disciplina
addolcita e facilitata, sono cose destituite di forza tenace, cose allettanti che presto vengono a noia, cose che meritano
la nausea spettante alla corruzione.
Mentre
la grandezza viene dalle conquiste forti, elevate.
Sento già il birbone osservare che le
dottrine eroiche e intransigenti sono quelle naziste o del fondamentalismo
maomettano. Costui sta in agguato: pronto a mettere sotto accusa le Crociate,
il Potere Temporale dei Papi, la violenza dei vecchi predicatori cattolici,
ecc. ecc. senza sapere di che cosa parli, essendo il pappagallo del modernismo,
del protestantesimo, del positivismo, ecc.
Dopo il Vecchio Testamento, il Vangelo e le
Lettere apostoliche sono tutto vigore e regole rigorose. C'è da scommettere
che, se nelle omelie e nelle letture che si fanno ancora dei Sacri Testi,
risaltasse la dura verità dei comandamenti, degli insegnamenti di Gesù e dei
Novissimi, prima, le navate vedrebbero i
pochi ma buoni; in seguito, si affollerebbero di gente seria e di buon
esempio. La liturgia tradizionale - mi
si perdoni il paragone - avrebbe lo stesso effetto suggestivo della veste
papale. I preti aggiornati non comprendono nemmeno questo.
Molti
cercano la promozione con poca fatica e raccomandazioni. Ma nel loro intimo la
disprezzano e si disprezzano per averla ottenuta senza merito. Chi non si
vorrebbe cimentare per ottenere il premio? Il cimento è nondimeno secondo legge
di natura. Quanti dandosi agli sport cercano di superare se stessi o si
impegnano in altre pratiche la cui molla è la vanità, il cui esito è una
rovina!
Stesso criterio vale per la politica: ai
fuochi sulfurei e cattivanti del cattivo estremismo è tempo perso opporre la
moderazione, semmai si muove guerra. Quando i miasmi soporiferi della palude social-liberale
- il cui estremismo è portare all'estremo le fognarie libertà - invadono il
paese, è inutile contrapporvi altre dolcezze, altri accomodamenti per benpensanti.
Dice: non
dobbiamo spaventare, non bisogna pontificare, bando alla rigida legge! Hanno
schiacciato il Timor di Dio! Ridicoli! Il Giudice, il Signore del bene e del
male, non più temibile diventa falso, inverosimile. E davanti si spalanca il
vuoto. Fioco Timor di Dio: corrotta Fede.
Volendo guadagnare la salvezza occorre farsi
eroi mediante la Grazia, cui si accede con fatica e sacrificio. Al di fuori
della salvezza guadagnata eroicamente, al di fuori di questo movimento religioso
benedetto dal Cielo, c'è vino annacquato che inacetisce: ignominia, eresia e
perdizione.
Piero
Nicola
Nessun commento:
Posta un commento