martedì 3 marzo 2015

APOLOGO (di Piero Nicola)

C’era una volta – attenzione: questa storia è fantastica, ogni riferimento a individui in carne ed ossa è puramente casuale - c’era, dunque, una volta un notabile cui offrirono l’acquisto d’una casa bella, grande e ben situata in città, a un prezzo oltremodo conveniente.
  Spesso la brama, che cova in ciascuno, preme lo sconsigliato e lo mette nei guai.
  Il notabile, un ufficiale amministratore della Cosa pubblica, colse l’affare, comprò la casa, che era seconda dopo la magione degli avi situata nel contado, e l’adibì a sostegno dei suoi compiti civili.
  Tutto sembrava andare per il meglio. Egli usufruiva del vasto e comodo alloggio, nel cui annesso quartierino aveva sistemato il suo factotum; e accadeva che vi trascorresse ore liete in compagnia dei suoi cari, quando venivano dalla dimora sui colli agresti per godere delle piacevolezze e delle offerte cittadine.
  Un brutto giorno però, il maggior rivale del nostro brav'uomo, uno che nel consesso degli anziani stava con la fazione dei banchieri e dei cambiavalute, lo accusò di avere approfittato della carica. L’accusa verteva sull’aver fatto sì che un provveditore di fabbriche ottenesse l’appalto per costruire alcune fortificazioni a difesa della Repubblica. In cambio, costui avrebbe pagato al venditore della casa la differenza tra la somma che aveva incassato dall’acquirente e il giusto prezzo da richiedere.
  Il presidente dall’assemblea, cui spettava il giudizio preliminare sulla supposta corruzione, trasmise gli atti al tribunale e fu istruito il processo. Il venditore giurò di non aver preso denaro dal provveditore di fabbriche, ma alcuni indizi sembrarono avallare l’accusa. Non essendoci prove sufficienti, il giudice dovette assolvere i sospettati. Tuttavia il buon nome del compratore restò compromesso e alla mercé dei denigratori.
  Nessuno ebbe l’accortezza di subodorare la malizia che aveva ordito la macchinazione, della quale il nostro ingenuo ingordo era stato vittima. Infatti, a sua insaputa, il suo stesso avversario politico aveva provveduto al risarcimento che metteva i conti in pari. Con un ricatto, su cui non è il caso di dilungarsi, egli aveva costretto il proprietario della dimora a rendersi suo complice.
  I buoni, alieni da simili raggiri, non sapevano neppure concepirli. I furfanti si astennero dal manifestare sospetti, in quanto non era conveniente per loro scoprire la propria esperta sagacia, né far smascherare uno del consorzio formato dai molteplici scambi che uniscono le buone lane.
  Il notabile si vide obbligato a dimettersi dall'ufficio. La sua vita fu completamente rovinata, e i cittadini perdettero un loro servitore, non proprio nobile e di specchiata rettitudine, ma dei migliori possibili. Per di più, in seguito allo scandalo suscitato la fazione maggiormente fraudolenta poté avere il sopravvento e assumere il governo della Repubblica.

  Non di rado, le faccende di questo mondo procedono con queste gambe.

Piero Nicola

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