"Ascoltino gli
inoperosi superiori dei monaci e dei preti, ascoltino, e se anche son sicuri di
se stessi, stiano ben attenti a non rendersi complici delle colpe altrui. Chi
chiude gli occhi, anziché mondare i peccati dei suo subordinati, con il suo
sconsiderato silenzio permette di peccare. Ascoltino e cerchino di comprendere
che tutti, allo stesso modo, meritano la morte non solo gli autori di tali cose
ma anche chi consente di farle". San Pier Damiani
Estenuato
da una pallida confusione tra misericordia e corriva tolleranza del peccato
contro natura, l'attuale amministrazione della morale cattolica manifesta
l'urgente necessità di una saggia rinuncia al debilitante e untuoso buonismo, necessaria
premessa alla restaurazione dell'ordine civile, che è contemplato dalla
indeclinabile tradizione.
L'incubosa
emergenza pederastica, infatti, obbliga il magistero a ritrovare le ragioni
della inflessibile contrarietà al mortifero disordine, che è promosso e
applaudito, con rumorosa insistenza, dall'avanguardia anarcoide, in devastante
attività al seguito delle chimere malthusiane/onusiane.
Di qui
l'attualità della luminosa dottrina di San Pier Damiani (Ravenna 1007- Faenza
1072), il sapiente frate camaldolese, che fu inflessibile accusatore del clero
medievale, tormentato "dal cancro dell'infezione sodomitica, che
infuriava come una bestia sanguinaria nel covile di Cristo".
La sodomia è un morbo
ripugnante e insensato, poiché, lo ha insegnato San Pier Damiani, "quando
un maschio cerca un altro maschio per insozzarsi, non è uno stimolo naturale
della carne, ma soltanto una tentazione diabolica".
La
sodomia fu diffusa nell'Italia alto-medievale da suggestioni di stampo pagano,
emanate dall'oriente bizantino. Ai nostri giorni il vizio è promosso dalla
cultura laica, ectoplasma libertario dell'antica superstizione pagana,
replicante nella rivoluzionaria California del francofortese Herbert Marcuse.
Opportunamente
l'anticonformistica casa editrice Fiducia, attiva in Roma, ripropone il
magistrale, limpido testo scritto da San Pier Damiani e indirizzato al
pontefice San Leone IX per raccomandargli la minaccia di pene severe contro i
pederasti, quale freno alla colpevole tolleranza ("degli inoperosi superiori
di monaci e preti") del laido vizio, che purtroppo infettava il clero
nel primo secolo del nuovo millennio.
Il
Santo ravvenate fu autore, nel 1049, del magistrale Liber Gomorrhianus,
approvato e condiviso dal pontefice e per sua volontà adottato quale criterio
di una più severa disciplina ecclesiastica: "ognuna delle affermazioni
di questo scritto incontra la nostra approvazione, come acqua gettata sul fuoco
diabolico".
Il
testo, oggi nuovamente/drammaticamente attuale, è stato tradotto dal latinista
Gianandrea de Antonellis e sagacemente commento dello storico Roberto De
Mattei.
La
lettura dello scritto del nobile santo ravennate apre la mente alla luce della
dottrina indeclinabile, che contempla la strutturale incompatibilità tra
l'autentica misericordia e la colpevole tolleranza del peccato contro natura:
"se ci si è infangati con un crimine per cui è prevista la morte, il
comportamento successivo, per quanto religioso esso sia, non potrà mai
cancellare la colpa e rendere possibile l'accesso alle gerarchie
ecclesiastiche".
Il
rigore di San Pier Damiani è stato ha purtroppo snervato dalla teologia
postconciliare, che ha rovesciato l'implacabile avversione al peccato nel
liquore buonista, che addormenta il senso morale per consegnarlo inerme alle
tirannie mediatiche, che promuovono il vizio trionfante nella società concepita
dalla perversione postmoderna.
Per
allontanare la tentazione di vedere nell'implacabile avversione di San Pier
Damiani alla sodomia la presenza di un sentimento alterato dal culto della
propria virtù, uno stato d'animo ostile, che si rovescia sui peccatori, è
tuttavia indispensabile rammentare che la condanna del peccato contro natura è
dettata da un'ardente misericordia verso i peccatori: "Ti piango anima
infelice dedita alle sconcezze dell'impurità, ti devo piangere con tutte le mie
lacrime! Quale dolore! Chi darà al mio capo l'acqua per fare dei miei occhi una
sorgente di lacrime? ... Non sto piangendo i forti bastioni di una città
turrita o le colonne di una chiesa abbattuta, bensì mi dispero perché le
schiere di un popolo vile vengono condotte prigioniere nel regno di Babilonia.
... Mi dispero per la caduta di un'anima insigne e per la distruzione in cui
abitava Cristo".
La misericordia desidera ardentemente la redenzione
del peccatore e di conseguenza promuove l'odio contro la perversa eccellenza
del vizio contro natura. San Pier Damiani combatte un peccato sommamente
mortale, lo stesso, che oggi nasconde nella americana parola gay il
lugubre disordine, che è finalizzato al patologico invecchiamento e alla
sciagurata estinzione dei popoli che entrano nel girotondo del vizio.
Piero Vassallo
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