Le
intercettate chiacchiere telefoniche di Silvio Berlusconi sono la
manifestazione desolante e grottesca della goliardia interpretata da un
azzimato signore, quasi ottantenne, che canta a squarciagola "largo
vecchi che passano i giovani ecc."
La
destra liberal libertina - Silvio Berlusconi dopo Gianfranco Fini - è
naufragata in una farsa avvilente, allestita da addetti alle private relazioni
(professionisti un tempo definiti paraninfi), autori di una comparsata
che rappresenta l'infelice connubio del cattivo gusto con le passioni
crepuscolari.
Appiattita
dalla conclamata mediocrità dei politicanti d'area, la destra si è nascosta
negli improbabili taccuini del parrucchiere Lele Mora.
Sarà
difficile far uscire la tradizione italiana da una tale oscurante cattività a
destra. E' noto, infatti,che la moneta cattiva scaccia la moneta buona.
Per
riabilitare la figura della destra italiana sarà dunque necessario rammentare
l'esistenza di una nobile tradizione nazionale cioè scavalcare il muro arcigno
del telepensiero, lanciare veri argomenti contro l'ululìo negazionista e la
affliggente ridarella di Corrado Augias, di Lilli Gruber, di Michele Santoro,
di Enrico Mentana, di Pier Luigi Battista e di Luciana Littizzetto.
Non
sarà facile confutare il resistente pregiudizio e dimostrare che la
tradizione culturale della destra italiana non è scivolata nei taccuini del coiffeur
Mora e/o nel pensiero delle squillanti amichette di Luciano Gaucci.
Si
dovrà dimostrare che, prima e oltre la cupezza del tele-pensiero, vive una
tradizione irriducibile alle manfrine della politica decadente e tanatofila.
Esiste infine una destra ideale, non in bilico tra il D'Annunzio de noantri
e il Marcel Proust, involontario autore della biografo di Fini.
La
vicenda della destra deve ricominciare dalla visitazione della storia
squisitamente italiana interpretata dai refrattari alle illusioni e alle
chimere della modernità: Giambattista Vico, Antonio Rosmini, Serafino Sordi,
Luigi Tapparelli d'Azeglio, Giuseppe Toniolo, Giorgio Del Vecchio, Antonio
Messineo, Balbino Giuliano, Armando Carlini, Carlo Costamagna, Cornelio Fabro, Augusto Del Noce, Carmelo
Ottaviano, don Dario Composta, Marino Gentile, Nicola Petruzzellis, Nino
Tripodi, Giovanni Volpe.
L'eredità
di tali testimoni è stata degnamente raccolta da un'alta e qualificata
generazione di studiosi controcorrente,
alla quale appartengono Giano Accame, Fausto Gianfranceschi, Silvio Vitale,
Pino Tosca, Ennio Innocenti, Paolo Pasqualucci, Fausto Belfiori, Primo Siena,
Roberto De Mattei, Maria Guarini, Lino
Di Stefano, Marcello Veneziani, Pucci Cipriani, Tommaso Romano, Elisabetta
Frezza, Cristina Siccardi, Giovanni Turco, Ilaria Pisa, Pietro Giubilo, Lino Di
Stefano, Ulderico Nisticò, Mario Palmaro, Patrizia Fermani, Roberto Dal Bosco,
Cristina Crisci, Alberto Rosselli, Siro Mazza, Gianandrea de Antonellis, Marco
Solfanelli, Lorenzo De Vita, Giovanni Zenone, ecc.
Stabilito
il doveroso confronto tra la destra appartenente allo squallido ieri
politicante e la destra della cultura sopravvissuta alla disfatta, si può
affermare, senza timore di smentita, che gli appunti di Lele Mora sono
documenti edificanti, al confronto dei pensieri emanati in forma di legge dalla
cultura, in circolazione mortifera negli ambulacri della sinistra trionfante e
gongolante.
Il
moralismo ruggente nel vespasiano è la figura grottesca di una rivoluzione
ridotta all'ingoio delle deiezioni americane: abortismo, sodomia trionfante,
femminismo urlante, culto superstizioso del denaro, internazionalismo bancario,
religioni settarie, comunelle drogastiche,
spurghi massonici.
Trasportata
dall'onda dell'immoralismo, la sinistra ha rovesciato la politica in un cabaret
famelico, dove s'incontra una fauna umbratile, costituita dai malinconici
pronipoti della democrazia cristiana, dagli emigranti dalla destra sicula &
prealpina verso un centro di gravità demente, costituito dai comunisti
affranti dagli storici rovesci, dalle seconde file dei concorsi di bellezza,
dai commessi della banca onnipotente, dai medici abortisti dagli alfieri della
pederastia trionfante.
L'estenuazione
e la degradazione della sinistra sarebbe un'eccellente occasione per una destra
politica capace di raccogliere e mettere a frutto l'eredità della tradizione
spirituale e filosofica, che le appartiene di diritto.
La
lezione che si legge fra le righe della fallimento di Fini e di Berlusconi
indica l'obbligo di ripristinare il legame con la tradizione abbandonata
durante l'inseguimento della chimera americana.
La
politica della destra può uscire dalla chiacchiera televisiva, versione
diuretica del comizio d'altri tempi. La via del successo politico dipende dal
buon uso di una cultura che possiede la forza necessaria a capovolgere il
potere costituto dall'eversione esportata dalla California sessantottina.
Senza
il preventivo ribaltamento della cultura californiana, senza uscire dal jazz
mentale che ha intontito la destra di Fini e Berlusconi è impensabile battere
la sinistra arroccata sui rottami di una
cultura al momento senza serie alternative.
Piero
Vassallo
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