Se fosse consentito giocare con le parole
direi che la destra non deve avere intellettuali,
ma impostare una politica culturale (nel senso stabilito da Maria Adelaide
Raschini) capace di attingere idee dagli studiosi liberi e disorganici (gli intellettuali
organici, infatti, appartengono all’universo sinistrorso).
Nei
primi anni Settanta, la destra politica italiana ha spezzato la cerniera che la
univa alla sua cultura scegliendo di avere
un intellettuale organico, Armano Plebe, sedicente “turista della vita”.
Con
quella scelta sciocca e infelice la destra rinunciò al confronto con i
qualificati interpreti italiani della filosofia, i pensatori, che collaboravano
con l'Ispe, con la Fondazione Volpe, con il quotidiano “Il Tempo”, con l’Associazione dei giusnaturalisti cattolici e con
il Sindacato libero degli scrittori italiani:
Giorgio Del Vecchio, Carlo Costamagna, Armando Carlini, Nicola Petruzzellis, Carmelo Ottaviano,
Marino Gentile, Augusto Del Noce, Ennio Innocenti, Michele Federico Sciacca,
Francisco Elias de Tejada, Ettore Paratore, Fausto Gianfranceschi, Giovanni
Torti, Fausto Belfiori, Francesco Grisi, Silvio Vitale, Gianfranco Legitimo,
Pucci Cipriani, Roberto de Mattei, ecc. ecc.)
La
povertà culturale e l'insignificanza della destra d’oggi dipendono dalla
catastrofica scelta a favore della cultura politicizzata (la cultura del comiziante
organico e del pensatore obbediente).
Purtroppo
gli attuali esponenti della desta politica preferiscono una cultura dal profilo
basso e facile. Marcello Veneziani non ha tutti i torti quando sostiene
(paradossalmente) che il compianto Mike Buongiorno è il vero filosofo della
destra d’oggi.
La
debolezza dei pensieri in circolazione a sinistra incoraggia a credere che
l’ottimismo condensato nello stridulo grido “allegria!” sia la vera
risposta alle funeree elucubrazioni della sinistra ex “pensante”. Non è lecito denigrare l’ottimismo, anzi. Se non che la
cultura della destra superficiale e gongolante non è in grado di affrontare i
drammatici problemi sociali, suscitati dalla devastante rivoluzione nichilista
avviata dai francofortesi e sostenuta dai banchieri thanatofili.
Ora le
idee abitano in aree non frequentate dai politicanti. In Liguria, ad esempio,
opera un robusto popolo di studiosi indipendenti che elaborano, in perfetta
indipendenza, le idee che potrebbero qualificare la politica di una destra
fedele alla tradizione italiana.
Cito i
nomi di studiosi della mia regione, che professano la fede nella genuina
tradizione italiana.: Pier Paolo Ottonello, Peppino Orlando, Ettore Bonessio di
Terzet, Lucia Giavotto, Piero Nicola, Emilio Artiglieri, Paolo Mangiante,
Massimiliano Lussana, Ilaria Pisa, Alessandro Casareto, Mario Bozzi Sentieri,
Bruno Pampaloni. Elenchi di pari valore sono leggibili in quasi tutte le grandi
e medie città d'Italia.
L'impresa
che i politici della destra liquida e circense dovrebbero tentare
in vista dell'uscita dalle sabbie mobili non contempla l'annessione e
l'asservimento dei numerosi e qualificati studiosi d'area e la loro fatua
esibizione, quasi fossero ectoplasmi di Armando Plebe. Al contrario consiste in
alcune scelte dettate dalla realistica valutazione dei limiti entro i quali si
muove la classe politicante:
a.
conoscere
il pensiero degli studiosi d'area e usarlo per uscire dall'umiliante/irritante
bla-bla televisivo ossia
b.
usare
la tradizione per spezzare le incapacitanti/estenuanti catene del parolaio televisivo;
c.
leggere
o interpellare gli studiosi autentici quando si affacciano problemi ai quali i
politicanti non sanno dare soluzioni serie;
d.
conoscere
la storia della cultura italiana e rispettare la libertà dei suoi eredi
legittimi;
e.
abbandonare
di conseguenza le marginali, squillanti suggestioni di quel pensiero esoterico,
che ha screditato la destra riducendola correnti in perpetuo e vuoto conflitto.
Non si
può dire che i politici del centro destra oggi obbediscano a questi elementari
ed essenziali obblighi. Alcuni di loro credono addirittura di pensare. I più
sfacciati scrivono i loro "pensieri". Se potessi concedermi una
malignità (di quelle che a pronunciarle si fa peccato ma non si sbaglia) direi
che disprezzano il sapere che trascende il loro angusto pensatoio.
L'attualità
della cultura tradizionale si deduce dal vuoto coribantico e bancario a
sinistra: i pensatori francofortesi hanno rovesciato la filosofia di Marx nella
fossa dei serpenti nietzschiani e kafkiani e hanno trasferito gli ex marxiani
nei templi dell'usura. Purtroppo nell'area destra circola l'illusione imperterrita
intorno all'efficacia terapeutica del magismo/nichilismo di Julius Evola. Di
qui l'oblio dei precursori sulla via delle riforme, quali Giuseppe Toniolo e
Werner Sombart. Privo della sua memoria
storica, il fantasma della destra naviga senza bussola in un mare
sconosciuto e desolato.
Riusciranno
i nostri sparuti naviganti ad approdare nell'isola della politica pensante? La
sconfitta di Marie Le Pen, guida di una
neodestra inquinata dal pensiero magico e neopagano, indica quale è il terreno
sul quale la politica della destra non deve scivolare e suggerisce la svolta
tradizionale, che si deve compiere per affrontare il difficile futuro
dell'Occidente sfidato dall'islam.
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