Nella pagine di un inedito saggio sull'età
oscura, lo spaventato/allarmato professore Vinicio Catturelli sostiene che il
potere culturale ha dissipato la cultura italiana deportandola nelle
chiacchiere televisive di avvilenti conduttori e conduttrici.
Gli
esterrefatti e sbigottiti spettatori dell'elevazione a dignità culturale delle
desolanti chiacchiere in onda perpetua,
si domandano quale potente/mirabolante macchina è riuscita nell'impresa di
stendere la televisione italiana sulle morte foglie giacenti nell'obitorio del
pensiero progressista.
Il
segreto della metamorfosi demenziale/servile della cultura - dalla normalità
all'impegno a sinistra - è svelato da Marino Cervo, autore di un
eccellente/affascinante saggio, "Willi Munzenberg il megafono di Stalin",
proposto dalla casa editrice Cantagalli in Siena.
Cervo
narra con stile piacevole e coinvolgente la surreale storia dell'inventore delle
"tre tavolette", che incantano
intellettuali da palcoscenico, politicanti smidollati e borghesi privi
di difese immunitarie:
1. la
prima tavoletta contempla la strutturale malvagità degli anticomunisti;
2. la
seconda il fascismo ovunque in feroce agguato;
3. la
terza nasconde la verità sul comunismo dietro un sipari buonista.
Nato in
Germania nel 1889, da genitori proletari, Munzenberg poco più che
adolescente fu affascinato dalla mitologia marxiana. Durante la Grande Guerra
iniziò un ambizioso percorso politico, che nel 1916 culminò con il fatidico incontro con Lenin a
Zurigo.
Promosso
guida dei giovani comunisti d'Europa, Munzenberg, cominciò a frequentare la
patria dei soviet, e a conoscere la pericolosità dell'ambiente moscovita. Willi
pertanto decise di coniugare ambizione e prudenza e di tenersi a debita
distanza dall'imprevedibile apparato stalinista.
Consapevole
di possedere le doti del geniale imbonitore, Munzenberg si era dedicato
all'attività nell'apparato parallelo, il club degli innocenti,
costituito su disposizione di Lenin per drenare la borghesia sedicente
illuminata e indirizzarla a una garrula complicità con la macchina del
terrorismo, in sanguinaria azione nella Russia sovietica.
Per
attuare il progetto inteso "a costruire il comunismo con mani non
comuniste" Munzenberg fondò una
società per la cattura degli utili idioti e ottenne da Lenin un contributo di
un milione di dollari.
Nel
1921 una singolare occasione per il lancio dell'utile idiota fu offerta a
Munzenberg dalla carestia, che "diede il colpo finale alla scellerata
politica economica del comunismo di guerra e alla spinta autarchica imposta da
Lenin".
Cervo
rammenta che "la carestia che si trascina fino al 1923 è di fatto un
prodotto politico più che naturale, per quanto non paragonabile negli effetti
al disastro indescrivibile di quella degli anni '30".
Impotente e pavido
davanti alla sciagura inarrestabile, Lenin si appellò all'America capitalista,
che rispose, a seguito di una decisione del presidente Herbert Hoover, inviando
all'ex granaio d'Europa una ingenti quantità di frumento.
Se non
che accettare l'aiuto del grande nemico capitalista rappresentava uno smacco,
che Lenin intendeva minimizzare e ridimensionare mediante la trionfale
esagerazione della esigua entità del soccorso proletario, promosso e messo in
scena dalla macchina degli utili idioti per sminuire la decisiva efficacia
dell'aiuto prestato dai capitalisti americani.
Il
compito di attuare una tale impostura fu affidato allo specialista Munzenberg,
collaudato mistificatore, il quale organizzò una macchina di solidarietà
proletaria funzionante in quasi tutto il mondo.
Dietro
il paravento della solidarietà verso gli affamati (dal comunismo!) Munzenberg
ottenne l'adesione della crema degli intellettuali abbagliati e ridotti
a utili idioti: Albert Einstein, Thomas Mann, Sigmund Freud, Anatole France,
Henri Barbusse, George Grosz, George Bernard Shaw.
Gli
intellettuali prestigiosi ignoravano o fingevano di ignorare i crimini orrendi
consumati nella Russia sovietica e comunque dichiaravano di agire ispirati
unicamente da ragioni squisitamente umanitarie.
Ebbe
inizio e trionfò in Occidente l'arte dell'appello umanitario, forcipe degli
utili idioti e culla dei compagni di strada.
Va da
sé che gli aiuti al popolo russo raccolti dal club di Willi non fu nemmeno
lontanamente paragonabile all'enorme quantitativo degli aiuti americani.
Lo
sfavorevole confronto non impedì a Munzenberg di scrivere un menzognero e
tracotante messaggio accusatorio, che recitava: "Il mondo capitalista
non ha fatto praticamente nulla per le vittime della carestia. L'unica
assistenza giunta dell'estero è stata quella del proletariato mondiale che
ammirava l'Unione Sovietica".
L'avvento
di Stalin complicò la vita a Munzenberg, che nel 1925 aveva commesso
l'imprudenza di pubblicare articoli di Trotzki.
Le
prime crepe nel rapporto di Willi con Mosca si manifestarono durante la lotta
comunista contro il partito nazista: istigati da Stalin i comunisti tedeschi
attaccano a testa bassa i socialisti e "rifiutano la collaborazione con
le forze democratiche che, a detta di molti storici, avrebbero potuto contenere
Hitler".
Un
ulteriore allontanamento da Mosca si attuò quando, contro l'opinione di Willi,
Stalin ordinò il voto dei comunisti tedeschi a favore del referendum per la
dissoluzione del Land prussiano, referendum sostenuto da Hitler per abbattere
l'ultima roccaforte socialdemocratica.
Munzenberg
assecondò la insensata decisione del dittatore georgiano ma il suo profondo
disagio gli procurò una violenta ulcera.
Lentamente
il disagio si trasformò in dissenso. Il 30 gennaio del 1933, quando Hindenburg
conferì a Hitler l'incarico di costituire il governo, Munzenberg confessò che i
comunisti d'obbedienza staliniana gli sembravano "ballerini che non si
sono accorti che è calato il sipario".
Il 26
febbraio del 1933, grazie all'aiuto di Martin Buber, Willi e la sua compagna
Babette fuggirono dalla Germania e chiesero e ottennero asilo dal governo
francese.
Il
canto del cigno di Willi fu la regìa (da Parigi) della difesa degli imputati
dell'incendio del Reichstag, occasione di una geniale azione propagandistica,
che mise in imbarazzo perfino Joseph Goebbels.
Al
proposito Cervi cita un articolo di Ugo Finetti: "la vera invenzione di
Munzenberg, quella con cui il pupillo di Lenin concilia unità ed egemonia,
ribalta il postulato bolscevico: non più il rivoluzionario contro il resto del
mondo, ma il resto del mondo contro il fascista".
Quasi
per magia, l'antifascismo diventò il tranquillo riparo degli intellettuali
borghesi in marcia con Stalin, loro promesso carnefice.
L'epilogo
della straordinaria avventura della menzogna dal volto umano si
avvicinava tuttavia. Nel 1936 Willi si recò a Mosca per concordare la tattica
della propaganda contro l'impresa italiana in Abissinia e contro l'azione di
Francisco Franco.
Fu
l'ultimo incontro con i sovietici, ché ormai Willi nutriva pensieri opposti a
quelli di Stalin. Il 10 marzo del 1939 l 'inventore degli utili idioti annunciò
pubblicamente le sue dimissioni dal partito comunista. Nel giugno del 1940 fu
assassinato da agenti stalinisti. Gli sopravvissero gongolando gli utili
idioti. Una stirpe insensibile alle bastonate della storia, al punto di
sopravvivere felicemente all'estinzione dell'oggetto del loro culto.
Piero Vassallo
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