venerdì 20 marzo 2015

LE PAROLE CHE UCCIDONO IL NOSTRO FUTURO (di Piero Nicola)

  Chi intende operare - a suo modo e secondo le opportunità - mirando alla liberazione dalla decadenza esiziale in cui siamo rinchiusi, deve rendersi ben conto che senza aver smascherato, sbugiardato, mostrato nel loro postribolo e infine additato alla condanna certe parole tabù, non è possibile combinare un bel niente.
  Già i vecchi avevano nel dizionario luoghi di imbroglio, adesso i repertori di vocaboli sono diventati vetrine di meretrici. E non tanto perché la degradazione anglosassofila mostri l'indecente  tradimento della patria, in tali opere che recano un marchio coloniale. No. Sono da mondare vocaboli importanti vecchi e nuovi, che si stamperebbero a tutte maiuscole, quelli delle magne carte. Così come sono, vanno gettati nella spazzatura: destando lo stupore indignato, le ire e ogni altra forma di avversione e disprezzo, cui occorre rispondere per le rime.
  Non sarà diplomatico, non sarà nemmeno prudente, bisognerà preparavi il terreno? Meglio procedere per gradi o prendere il toro per le corna? Chissà! Dipende da diversi fattori. Certo è che di lì bisogna passare, con assoluta convinzione e decisione.
  Insomma! Dopo tanti anni di fallimento crescente, quando la perversione dei costumi e delle leggi, l'inefficienza cronica dello Stato rispetto a beni essenziali, l'ignoranza, la stupidità, l'abiezione diffuse in ogni strato sociale, si sono dimostrati effetti progressivi, irreversibili e procedono per folle inerzia, quale deduzione, quale diagnosi? Il sistema è marcio per cause intrinseche, è una macchina deteriorata per un telaio e per un motore truccati sin dalla loro installazione. Una macchina da rottamare e da sostituire con tutt'altri elementi strutturali e meccanici.
  Che significa se dei preti felloni, molli e illusi, possono credere in essa ed inchinarsi ai suoi malefici  meccanismi?
  Ma questa macchina diabolica, da togliere di mezzo assolutamente come opera di Satana, sta ancora su, rabberciata per mezzo di parolone cortigiane di bassa lega, entrate nel sangue dei più, persino di gente dabbene, invero affetta, generalmente, da dabbenaggine o da subdola infingardaggine.
  "Osano insegnare che la migliore costituzione dello Stato ed il progresso civile esigono assolutamente che la società umana sia costituita e governata senza verun riguardo della religione come se non esistesse, o almeno senza fare veruna differenza tra la vera e le false religioni".
  "Osano proclamare la volontà del popolo, manifestata, come dicono, con la pubblica opinione, o in altro modo, costituire la legge suprema, prosciolta da ogni diritto umano e divino".
  "Tutte e singole le prave opinioni e dottrine ad una ad una in questa Lettera ricordate con la Nostra Autorità Apostolica riproviamo, proscriviamo e condanniamo; e vogliamo e comandiamo che da tutti i figli della Chiesa cattolica s'abbiano affatto come riprovate, proscritte e condannate".
 La Lettera Enciclica è la Quanta cura, 1864, di Pio IX. Le proposizioni condannate, qui ridotte all'osso, sono elementi integranti delle costituzioni degli Stati democratici, della definizione di democrazia e ne informano la traduzione in pratica. Senza sovranità popolare e senza diritto del popolo, o dei suoi eletti (il che fa lo stesso), di legiferare con assoluta indipendenza, senza il laicismo, il presente concetto di democrazia sarebbe distrutto.
  Perciò bisogna che i cattolici degni di questo nome considerino come "riprovata, proscritta e condannata" la presente parola democrazia, in quanto essa contiene senza meno le "prave opinioni e dottrine" oggetto dell'Enciclica e del Sillabo ad essa connesso, e che per brevità non citerò, come non citerò le analoghe sentenze dogmatiche di altri Pontefici.
  Se mai si debba ammettere il laicismo come un male ora ineliminabile, da accettarsi per la giusta causa del bene comune, ovvero per scongiurare un male maggiore e certo, rimane l'obbligo di denunciare l'empietà e l'iniquità della convenuta democrazia, considerata da tollerarsi.
  Tolleranza che, tuttavia, non arresterebbe l'inarrestabile morbo, il quale altera la mente e il corpo della società trattata col metodo democratico. Esso ovunque genera gli stessi esiti: una classe politica e di incaricati statali formatasi senza alcun criterio e selezione morale, soggetta all'influenza o al comando di forze esterne e clandestine rispetto al sistema costituito, divisa in partiti concorrenti e faziosi, condizionata dal consenso elettorale per la propria sussistenza, svincolata dalla legge naturale e divina: essa ricorre alla frode e all'inganno, si serve di leggi corruttrici per lusingare, sedurre, viziare e addormentare il popolo, avvilendone la dignità. Le prove di questo processo di sudicia demagogia sono accessibili a chiunque si spogli dei pregiudizi.
  Prendo qualche esempio lampante. Sino agli anni '60 del secolo scorso, negli USA l'aborto era proibito da leggi severe nonché dalla pubblica opinione (vedi il film Pietà per i giusti, 1951), benché non cattoliche.
Nell''800 l'omosessualità veniva punita con pene severe, p.e. in Inghilterra (vedi processo e condanna di Oscar Wilde). L'eutanasia è permissione nuova, in paesi come l'Olanda. Il divorzio da noi fu introdotto negli anni '70. Altrove fu ugualmente una novità, oppure venne facilitato. L'America è la patria del banditismo del Far West e del gangsterismo. In Italia, dal dopoguerra il potere delle organizzazioni criminali si è moltiplicato; la diffusione della droga in ogni ceto e dall'adolescenza in avanti non trova riscontro alcuno prima del 1960. Le democrazie occidentali hanno rotto le difese contro le diverse forme di corruzione dei costumi e adonestano aberrazioni in materia sessuale, di procreazione e familiare.
  Tutto questo è valutato dagli inqualificabili amanti del progresso come riconoscimento di diritti e debita liberazione, altrimenti - per loro gentile concessione - come conseguenza minore e inevitabile del benessere. Possiamo noi acconsentirvi anche minimamente, senza macchiarci di omissione o di collusione infami e peccaminose? Niente affatto! Non esistono buona coscienza e scusa morale che ci salverebbero! E commettiamo una grave diserzione, se omettiamo di parlar chiaro.
  Le conseguenze dei vizi legalizzati sono diventate macroscopiche: corruzione di singoli, di società e di enti; spadroneggiare di mafie, complici i poteri politico-amministrativi; governi succubi di loschi interessi internazionali; crisi economiche artefatte per le medesime convenienze; moralità individuale e pubblica sempre più scadente e in una condizione di quasi irreversibile pervertimento.
  Non vuol dir nulla che questo stato deplorevole potrebbe doversi addebitare ad un regime senza Dio d'altra specie. Il cresciuto e crescente stato morboso è figlio dell'idea e dell'esercizio democratici e di nessun altro. Finché di essi non s'imporrà l'aspetto mostruoso e vergognoso, non avremo speranza di uscire da questo infernale parco di Walt Disney, che leva scenari di cartapesta su miserie e pestilenza.
  A questo segno, mi accontento di elencare gli altri termini che fanno corona alla ferale e ormai largamente infetta democrazia: la libertà (che si proclamò indeterminata e soverchia, per giungere a legittimare inaudite fornicazioni); i diritti umani (pretesto con cui si propinano allucinogeni alle masse, che indulgono alle licenze indecenti o criminali: p. es. facoltà di aborto, di spacciare dottrine mortali, diritto di sciopero o di serrata); il dialogo (nefandezza per la quale bisognerebbe considerare degni gl'indegni, venire a compromessi inaccettabili con i nemici di Dio e della giustizia, insomma disubbidire a Nostro Signore); ecc.
  Sorge la domanda: allora quale soluzione, quale alternativa? Eh già! Dopo anni di lavaggio del cervello siamo ridotti a questo: sembra che ogni altra via d'uscita sia preclusa dall'ostacolo dell''iniquità antidemocratica! Impostura!
  Premesso, di nuovo, che non possiamo noi, cattolici credibili, ignorare il dovere cui sottostà qualsiasi regime di osservare anzitutto la divina Volontà e di onorare il Creatore, dovere che, una volta rispettato,  rende ogni forma di reggimento dello Stato ammissibile, ricordato ciò, restano disponibili tutte le forme di Stato storicamente riconosciute dalla Chiesa.
  Considerando quelle che sembrano maggiormente convenire a questa bassa epoca, c'è il corporativismo, sperimentato con buona riuscita nel Novecento da alcune nazioni; c'è, in genere, una costruzione statale semplice, esente da partiti e da sindacati politici, ove risaltino i soggetti responsabili del governo e della legiferazione, ove il sacrificio di certe libertà e facoltà risulti un valore e non un'ingiustizia, ove ai valori autentici (Dio, patria, famiglia, sacrificio, onore) sia ridato il posto che spetta loro. 
  Per finire, non mi tengo dallo spendere in due righe il soggetto di un'ampia disamina. Trattasi della falsità dell'informazione colta in fallo. Informazione di sicuro al servizio del suo padrone: il potere democratico. Sicché non si presti credito nemmeno ai dati statistici, ai vari indici economici pubblicati: non sono gli angeli a compilarli...
  Dunque, i vari notiziari internazionali hanno mostrato il ministro delle finanze di Atene in un filmato: nell'atto di fare un gesto volgarissimo, osceno e offensivo del governo tedesco. La trasmissione, attuata con grande effetto di discredito del ministro ellenico, in un momento cruciale dei rapporti fra Grecia e UE, ha fatto fiasco (parzialmente, in quanto dopo qualche giorno) per il solo motivo che il fotomontaggio del dito alzato era troppo mal fatto e verificabile!
  Regimi diversi potrebbero scendere così in basso, ma sono davvero patetici gli ingenui democratici che insistono a portare sugli scudi il regno della massa (o piuttosto dei ladri e dei lestofanti): questa cosa che mette ribrezzo toccare col bastone.


Piero Nicola

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