In questo
ambiente umano degenere, dove il conformismo altrui ci ammorba l’aria e siamo
perseguitati non solo dall’ostilità di chi la pensa altrimenti da noi, ma da
leggi che perseguono la manifestazione del retto pensiero, e siamo amareggiati
dal nostro predicare al vento, nel senso che pochi ci ascoltano e non si riesce
a vedere un movimento efficace che possa raddrizzare le vie storte - andando al
nocciolo di questa nostra condizione, il danno peggiore credo ci venga dall’animosità
che proviamo istintivamente verso certo nostro prossimo, sia pure il prossimo
ristretto dei soli governanti.
Abbiamo un bel dire che la nostra collera è
santa, che ci indigniamo a buon diritto, che intendiamo colpire il peccato e il
peccatore in quanto contagioso: procediamo in mezzo alle tentazioni del
disprezzo, dell’avversione, del desiderare il male per gli strumenti del
demonio e quella giustizia vendicativa, quel castigo che spetta soltanto a Dio.
Le inaudite provocazioni dell’iniquità e
dell’empietà sono il nostro nemico più subdolo, potente nel tendere tranelli
che ci trascinano nel suo vicolo oscuro. Per questo, non si può ritenere che
non dovremmo preoccuparci del nostro bene, ma che altruisticamente,
generosamente dovremmo badare piuttosto a risvegliare le coscienze altrui,
cercando di ricondurre gli altri alla ragione, alla normalità. Sarebbe un
sacrificio inaccettabile. D'altra parte qualsiasi nostro eccesso, qualsiasi
comportamento che dia adito allo scandalo, ci gettano addosso il sospetto,
danno appiglio al pretesto per vederci presi nella sudicia corrente. Contribuiremmo
ad alimentarla consentendovi per qualche verso.
Con questo, so di scoprire l’umidità nei
pozzi; però la vigilanza non è mai troppa per chi abbia scelto di dedicarsi a
un’impresa di grande responsabilità nondimeno religiosa, in cui l’occasione di
peccare si trova ognora in agguato.
Sì, lo possiamo ben dire, questa gente
destinata a fare il bello e il cattivo tempo a spese del bene comune, a spese
della salvezza delle anime, presenta le caratteristiche dei debosciati, dei
venduti, dei traditori della Patria, dei pervertiti prepotenti o dei favorevoli
alla perversione, alla generale degenerazione. Probabilmente essi sono così,
sostanzialmente in mala fede. Ma il processo morale che ci avviene di fare loro
può restare alquanto sommario, talvolta la condanna è in base a prove
indiziarie. E non basta dare per scontato che rimettiamo al Padre Eterno il
giudizio sul loro foro interiore, né basta mettere tale avvertenza qua e là per
inciso nei nostri discorsi. Occorre che sempre l’accusa sia accompagnata dal rispetto
per le creature del Signore, cui Egli riserva la sua misericordia, poiché a
buoni e a cattivi la riserva.
Sono convinto che adoprando una più nobile
attenzione e, se vogliamo, anche con quell’accortezza di serpenti, propria dei nostri nemici nonché da Cristo consigliata ai
suoi (Mt. 10, 16), si conseguirebbero i migliori risultati per virtù naturale e
– ciò che più conta – per il favore della Divina Assistenza.
Ovviamente ho parlato per me e per chi
dovesse assomigliarmi.
Piero Nicola
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