lunedì 2 marzo 2015

Riflessioni sulla crisi della Chiesa cattolica

 Fedele testimone della tradizione cattolica e critico severo delle fumose dottrine circolanti nella teologia post-conciliare, Piero Nicola propone ora un robusto saggio, Il Vaticano ha contraddetto il dogma, edito in Milano da Radio Spada.
 Nicola, scrittore dotato di una rigorosa attitudine all'analisi, approfondisce e trae alle conseguenze estreme le ragioni degli oppositori alle novità, baluginanti nei tortuosi e/o lacunosi documenti del Concilio ecumenico Vaticano II. 
 L'opera di Nicola, infatti, si svolge a partire dalla Tesi di Cassiciacum, che, sulla base degli scritti dell'autorevole padre Guérard de Laurier o. p. (1898-1988), disconoscono la sussistenza dell'autorità sulla Cattedra dei pontefici eletti durante e dopo il Concilio Vaticano II.
 Tesi formulate con un rigore estremo, che, elencando le ambiguità dell'insegnamento impartito dal magistero conciliare e post-conciliare, ha persuaso una agguerrita minoranza di teologi a condividere l'opinione intorno alla sede vacante.
 Prima di ogni altra considerazione sulla crisi in atto nella Chiesa cattolica corre tuttavia l'obbligo di rammentare la difficoltà che insorge contro le tesi dei sedevacantisti: il fatto che le disavventure del modernismo hanno suggerito agli erranti di seconda generazione di usare un linguaggio bifido e scivoloso, che agisce come cortina fumogena capace di nascondere l'errore e di lasciarlo - in ultima analisi - dietro le quinte. In secondo luogo occorre rammentare che Paolo Pasqualucci ha dimostrato, nel saggio pubblicato da Solfanelli, che il vento conciliare soffiava dall'abbagliata e infondata sentenza di Giovanni XXIII, secondo cui i moderni erranti (forse a cominciare dal buon Kruscev) stavano correggendo il loro erroneo pensiero.
 Se fosse lecito usare il linguaggio della cinematografia di Verdone si direbbe che il Vaticano II è stato flesciato dalla luce emanata dalla decomposizione (francofortese e californiana) del pensiero moderno, cioè avviato a correre a perdifiato sulla pista delle fosforescenti e devastanti  illusioni incautamente  nutrite dal papa buono.
 Corsa cieca, quella dei padri conciliari, il cui traguardo fu la catastrofe sessantottina che, in figura di fumo satanico, ha avvelenato la vita della Chiesa cattolica L'illusione dettata da un ingenuo e ingannevole sentimento non è un'eresia ma il segnale della presenza di un confusionario stato d'animo rombante nel motore del Vaticano II.  
 Nicola non ha il torto quando esamina criticamente le tesi conciliari intorno alla libertà religiosa, novità che propongono opinioni difficilmente compatibili con il depositum fidei.
 Quale esempio di abbagliante devianza è citata la tesi conciliare, di probabile stampo rahneriano, secondo cui "gli uomini privi del Battesimo e della Fede ... possono godere dell'assistenza dello Spirito Santo, perseverando nel loro stato di erranti e di peccatori, ... e così comportandosi possono essere o diventare giusti e pervenire alla salvezza". In questa sentenza soffia il vento dell'impetuoso e avventuroso buonismo. Fortunatamente tale acrobatica/funambolica opinione non è stata affermata come un dogma ma come una pia, tranquillante suggestione da far squillare nelle radunate inter-religiose e inter-ideologiche.

 In conclusione si può affermare senza timore di smentita che il modernismo è penetrato en travesti nell'aula del Concilio Vaticano II mentre si deve riconoscere che proprio il suo abile travestimento ha fermato a metà l'azione dell'errore, lasciando percorribile (in un auspicato futuro) la via della indispensabile correzione. L'irreparabile è stato evitato dal travestimento che ha attenuato il veleno neomodernista proprio nel momento in cui i suoi portatori umiliavano e sconfiggevano il coetus dei difensori della tradizione.  L'allarme lanciato dal pregevole e dotto saggio di Piero Nicola ha origine da una incontestabile esigenza di verità: sottolinea, infatti, le incongruenza e i paradossi in circolazione nei testi conciliari ed elenca le mancanze e le gravissime colpe della gerarchia conciliare e post-conciliare (ultimamente preda di una teatrale tarantella-ridarella) ma non riesce a dimostrare la tesi sulla sede vacante con argomenti inoppugnabili .

Nessun commento:

Posta un commento