Vittorio Messori
ha scritto sul Corriere un articolo capace di destare le proteste biliose del vario
clero navigante sotto vessillo iridato. Il giornalista ha espresso un
comprensibile sconcerto sull’ambivalente magistero (se ancora di magistero
conviene parlare) del suo papa, che ha in pubblica udienza attaccato i
comportamenti della Curia romana, dopo aver ammesso che gli uomini tutti, egli
per primo, sono peccatori e difettosi, dopo aver trattato con affabile rispetto
il fior fiore degli atei: Eugenio Scalfari e Marco Pannella.
Sono oziose polemiche tra erranti di destra e
di sinistra. Nel calderone teologico, fedeltà e infedeltà comunque ammesse,
qualunque sia il composto, sortisce sempre l’infedeltà.
Messori – conosciuto per le sue perspicaci
uscite letterarie che non forano la rete del conformismo – ha scritto il suo
pezzo moderatamente clamoroso e dal successo garantito. Egli può essere tanto
più contento in quanto si sono smosse le acque stagnanti e mefitiche
dell’ambiente ecclesiastico, per le quali la vasta pesca riuscirà meglio.
Bergoglio stesso non fa che mettere in atto (chissà, forse da inconsapevole?)
una tecnica schizofrenica con cui
stupisce ora con aperture scandalose ed eretiche, ora con fervorini ortodossi e
contraddittori.
Il vaticanista del Corsera, avanzate le
critiche, puntualizza: “Avrei, penserei: al condizionale, lo ripeto, come esige
una prospettiva di fede dove chiunque anche laico (lo ricorda il Codice canonico
[quello dei pentimenti? Non mi do la pena di verificare]) può esprimere il suo
pensiero, purché pacato e motivato, sulle tattiche
di evangelizzazione. Lasciando però all’uomo uscito vestito di bianco dal
Conclave la strategia generale e, soprattutto, la custodia del depositum fidei”.
Sta di fatto che esistono procedimenti di
evangelizzazione tradizionali, con leciti adeguamenti al contingente, e altri propri
del bollato modernismo. Siccome questi ultimi, da quel dì del Concilio, sono
stati fissati dal Vaticano, specialmente applicando la Dichiarazione conciliare
sul diritto alla libertà religiosa, non c’è “pensiero pacato e motivato” sull’argomento
che possa lasciare all’“uomo vestito di bianco" la sua “tattica”, finché
egli non abbia rinnegato e rimosso gli errori fondamentali perpetrati dal clero
sia intorno all’ecumenismo, sia riguardo al laicismo.
La custodia del depositum fidei è un lontano ricordo. Il continuare a rivendicarla
è un inganno innominabile, cui si presta la schizofrenia sopra denunciata. Non
bastano alcuni giusti brani di predica e sostenere che si rispettano i dogmi,
quando con il restante comportamento vengono calpestati i dogmi, facendoli
servire a lustra di rispettabilità stesa sull’eresia.
Perciò ho occasione di ripetere che anche i
protestanti discutono, si attaccano, si feriscono tra loro, sin dalle origini.
Non per questo, fuoriescono dal loro dannato circuito, dal carcere in cui si
sono confinati. Lo stesso accade nell’ambito falsamente cattolico.
Intruppato nella turba disorientata, che intende
restare fedele con appigli disperati, Messori dice di confidare nello Spirito
Santo, nella divina Promessa. Ma come si fa a vedere l’assistenza del Paracleto
in chi ha abbracciato l’errore contro di Lui? Chi rifiuta o altera una articolo
della Fede commette il più imperdonabile peccato contro di Lui. E se non è
possibile stabilire ciò entrando in una coscienza, se ne può verificare l’atto
concreto. Basta questo. Lo Spirito del Signore è estraneo all’uso persistente,
pervicace, sia pure materiale, dell’offesa recata a Dio. Dovremmo credere che
Egli si presti all’estremo inganno delle anime, assistendo l’opera diabolica,
Lui che è via, verità e vita? Nemmeno la Provvidenza adopera il machiavellismo
servendosi del demonio.
Il ribadito e praticato riconoscimento del
diritto a praticare l’inimicizia verso Dio e la Chiesa, a corrompere le
pecorelle del Buon Pastore, è un delitto contro lo Spirito Santo. Di qui non di
sfugge. Chi non voglia accettarlo, può ricredersi consultando il dogma
stabilito al riguardo, in epoca recente, da Pio IX e da Pio X.
Successivamente, i personali scandali, le inedite
insinuazioni bergogliane di oltraggi da portare al Vangelo, impallidiscono di
fronte a quell’eresia; scolorisce l’orribile e incredibile apertura alla grande
profanazione, al permesso di somministrare Cristo vivo nell’Ostia ai peccatori
pubblici impenitenti.
Piero Nicola
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