martedì 13 gennaio 2015

DUE RAPPRESENTANTI DELLA… CHIESA A SOSTENERE LA LAICITÀ (di Piero Nicola)

  Ne Il cortile dei gentili, trasmissione di Rai 5 avente l’ambizione di produrre l’intervento di autorevoli esponenti della cultura su temi fondamentali dell’esistenza, questa volta sono comparsi ben due rappresentanti del Vaticano.
  Di uno di essi (cardinale addetto alle omelie domenicali d’un’emittente televisiva di prima grandezza)  ho già parlato a proposito del tema proposto in precedenza: La verità. Il secondo, che ha dato man forte a lui e soprattutto ai disgregatori del cattolicesimo, è bensì un cardinale, arcivescovo e reputato teologo.
  L’ultimo argomento trattato è La laicità. In effetti, non ho assistito a una discussione, data l’assenza di oppositori alla laicità, che viene data per acquisita. Il suo concetto comporta un’indiscutibile riconoscimento di pari dignità delle varie posizioni religiose, e l’indipendenza del potere secolare da una legge superiore e invariabile.
  Un minimo dibattito verteva sull’esagerazione della laicità, sconfinante nel laicismo negatore dei valori religiosi, e sul modo di conciliare le discrepanze delle differenti fedi religiose, nei loro rapporti reciproci e nel presunto frutto che da essi si otterrebbe.
  Nella presente condizione della mentalità invalsa e della cultura imposta, tutto era scontato: l’arricchimento dovuto alle diversità che si incontrano e si intrattengono dialogando, la possibilità delle armonizzazioni che paiono difficili, il beneficio della tolleranza d’ogni parte e l’ammissione delle influenze esercitate dalle varie dottrine nella società, la condanna dei fondamentalismi, che mancano sempre di giustizia.
  Insomma, la noia di un discorso largamente prevedibile e, a scelta, scettico, ipocrita, sofistico, irrealistico, debosciato. La realtà vuole che le religioni abbiano radici fra loro incompatibili, vuole che siano piante di specie rivali, comprese quelle eretiche rispetto alle ortodosse. E non esiste laicità di stato che possa dirimere il contrasto tra le disparate vedute sul mondo e sull’uomo, sul destino terreno e ultraterreno.
  Ma questi intellettuali, la loro rappresentanza invitata a discettare nella trasmissione, fingono che, per esempio, l’inimicizia tra maomettani sunniti e sciiti avvenga solo per motivi etnici, ambientali o politici. Di più il cozzo si verifica tra ebrei e vicini musulmani, tra ortodossi e uniati.
  Gli eminenti opinionisti fingono che lo stato laico, decidendo nella materia morale comune a quella delle religioni, non debba entrare in conflitto con esse. Il conflitto c’è sempre stato e sempre ci sarà, finché ci saranno religioni non addomesticate, non parvenze delle credenze originarie, non credenti elastici, ossia penosamente recanti una sacra etichetta e praticanti qualche devozione estenuata e farcita di incongruità.
  In questo caso, i fiduciosi e anche i dubbiosi opinano che esiste la buona fede, che anche una religione indebolita, venuta a compromessi, conserva la sua virtù, specie la virtù della professione cattolica. Non è così. Inevitabilmente si ripresenta la calamità dell’errore: che esso sia dottrinale dalla parte dei fedeli o che provenga dagli altri cui si dà credito - ma questo dar credito infondato torna a guastare la dottrina.
  Dunque l’importanza dell’errore. Non c’è buona fede che tenga: l’errore è mortale. È seduzione, altrimenti non saremmo i peccatori nominati nell’Ave Maria; è paragonabile all’offerta che fa di sé una bella donna ad un uomo. Pochi resistono alla concupiscenza. Nn ci si salva trascurando l’intera osservanza e i Sacramenti. L’errore produce proprio questo male: rovina l’osservanza e i Sacramenti. Basta poco, basta una piccola omissione, un buchetto nella rete di salvezza, per far posto al peccato abituale, per rendere vane anche le devozioni.
  Diversamente Nostro Signore non avrebbe detto che non uno iota della legge sarebbe mai stato abrogato.
  Ora, la laicità che cos’altro è se non la negazione dell’unica regola di salvezza, essendo indifferente verso tutte le religioni e, per di più, arrogandosi il diritto di stabilire norme contrarie ad esse? L’errore agisce tanto nelle leggi dello stato laico, quanto emanando dalle false religioni rispettate.
  La montatura della laicità è consentita da un certo equilibrio sociale ottenuto soltanto con lo snaturamento della dottrina, con la connivenza e col tradimento dei chierici.
  Dati i presupposti, la partecipazione di due cardinali avrebbe dovuto essere impossibile, rifiutata assolutamente. Il primo, cui era concesso l’intervento iniziale, ha confermato le premesse. Ha affermato la giustezza dell’autonomia della sfera politica, la legittima laicità che non fa distinzione tra vero e falso nella sfera religiosa, bensì ritenuta autonoma.
  Immane sciocchezza. La sfera politica deve includere la morale; pertanto invade la sfera religiosa, a meno che, nel comune campo morale non concordi con essa. Ma come potrebbe farlo, se in quel campo non ne riconosce l’autorità sopraordinata e, per giunta, onora ugualmente ogni credo dimorante nel suo territorio?
  Il secondo porporato ha ripetuto, di passata, che la laicità è al servizio del popolo, per il suo bene, eccede soltanto allorché insiste sul riscatto del popolo dal potere ecclesiastico, che è cosa superata. Egli si è soffermato sul valore dei simboli, esprimenti il superamento dell’ideologia e meritevoli d’essere mantenuti, purché non cadano nella provocazione verso chi la pensa diversamente.
  Gira e rigira la diversità solleva problemi, che sono ben maggiori dei vantaggi, quando i diversi vogliano restare coerenti, fedeli autentici.
  Filo conduttore del filmato è il commento fuori campo che accompagna un emblematico viandante dal passo spedito, e però senza meta, attraverso il mondo multiforme. Finché ritorna il primo cardinale ad assumere l’incarico della chiusura. Oh, possono lasciargliela! Anzi, viene benissimo agli ideatori de Il cortile dei gentili! Egli se la sbrigherebbe – dopo aver osservato che Stato e Chiesa si interessano d’una stessa realtà codificando il tipo di rapporti umani, risolvendo i problemi della libertà, della dignità della persona, del fine dell’esistenza, della giustizia, dei valori etici, nella rispettiva debita autonomia - sciogliendo l’enorme matassa (evidentemente mal posta), con che cosa? Col dialogo, s’intende! Con questa stupida magia, per la quale non prevarrebbe una sola voce, non si porrebbe né il laicismo né il clericalismo, egli conclude.
  Figuriamoci il buon governo che fa da sé come un qualsiasi presuntuoso, e che deve condurre una massa ormai slegata dal freno religioso, un consorzio civile da viziare e stordire in continuazione!
  Mette conto di scomodare ancora la santa schiera dei Pontefici, che si rivolteranno nelle tombe, e i dogmi definiti in contrario? Macché! Basta e avanza il senso comune e, naturalmente, pregare per tutti quanti.


Piero Nicola

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