sabato 10 gennaio 2015

Marco Doria, emblema dello chic islamofilo

I comunisti erano nemici della religione. Al proposito si rammenta lo spigoloso/astioso saggio di Karl Marx sulla questione ebraica. Negli anni della rivoluzione russa i marxisti, militanti nel partito di Lenin o nella gloriosa Arma rossa di Trotzki sterminavano i cristiani, ortodossi e i cattolici uniati, abbattevano chiese, conventi e moschee e affiggevano manifesti pesantemente blasfemi.
 La sinistra odia l'islam e l'islam odia la sinistra: il sanguinario, criminoso attacco alla rivista libertaria di Parigi è il prodotto di un'avversione irriducibile.
 Il filo-islamismo che circola nell'Europa crepuscolare è una chimera concepita e nutrita dalla imperdonabile dolcezza mentale dei teologi modernizzanti, in festa nel Concilio ecumenico Vaticano II e negli autorevoli baci sul Corano.
 Dopo il tramonto del potere sovietico, il fantasma del cattocomunismo si è rovesciato nell'eccitamento pseudoecumenico.  
 Nella penosa, umiliante attualità di Genova, ultima roccaforte della sinistra, ecco un discendente dell'ammiraglio genovese a  Lepanto,  il prof. Marco Doria, calato nel ruolo paradossale di islamofilo da palcoscenico.
 Un comunista fittizio e avventizio, oppresso da un cognome lepantino, diventa il perfetto interprete dell'ecumenismo chic con pizzi e gorgiera.
 La delicata figura del professor Doria non rappresenta la solidarietà nei confronti della classe operaia ma l'incentivo a quel rovente ecumenismo, che giustifica l'immigrazione selvaggia oltre a promuovere matrimoni in tutte le direzioni.
 Il programma ecumenico del professor Doria non ha origine dall'operaismo ma dalla senescente sacrestia del compianto cardinale Carlo Maria Martini.
 Dal furente disprezzo dichiarato verso gli italiani refrattari al cosmopolitismo e all'avventizia teologia, l'intrepido cardinale  Martini aveva dedotto il piano di un'invasione purificante, ossia un'immigrazione funzionale all'abbattimento della nostra (da lui cordialmente disprezzata) identità nazionale.
 Questo scivoloso disegno è condiviso dai rampolli della Genova crepuscolare, signorini ecumenici, che hanno costituito un elegante/esclusivo clan inteso al degrado dell'ordine civile.
 Ora l'idea di aprire l'Occidente all'invasione dei non cristiani ha una non lontana ascendenza nella sgangherata teologia dell'anomalo gesuita Karl Rahner.
 Rahner elaborò una curiosa dottrina, secondo cui Gesù Cristo si era incarnato in ogni uomo. Secondo Rahner, dunque, ogni uomo, lo sapesse o no, lo volesse o no, era cristiano. Di qui la fantasiosa tesi intorno ai cristiani anonimi - i cristiani non cristiani! - e il devastante ecumenismo in circolazione nei frettolosi e fumosi corridoi del Concilio Vaticano II.
 Acceleratore della teologia rahneriana (e dalle fantasticherie di Roger Garaudy intorno all'espoir de l'islam) fu la confusione - benedetta dal Vaticano II - tra moderati (letteralmente: le persone riflessive) e modernisti (gli infatuati dalle mode anticristiane).
 In breve: la curiosa tendenza al fraintendimento politico e al galoppante sincretismo fu  incoraggiata dalla filologia dilettantesca dai predicatori da cabaret.
 Detto questo è utile rammentare l'inequivocabile giudizio sul fondatore dell'islam, formulato dall'autentico moderato, San Tommaso d'Aquino nel Liber De Veritate: “Coloro i quali introdussero partiti basati su dottrine erronee, procedettero per una via contraria a quella seguita dal magistero divino, come è evidente in Maometto, il quale attirò i popoli con la promessa di piaceri carnali, alla cui bramosia istiga la sensibilità inferiore. Egli dette precetti conformi alle promesse, accondiscendendo alla voluttà carnale; ai quali precetti è ovvio che si obbedisca da uomini carnali. Né produsse documenti di verità, se non quelli che facilmente possono essere conosciuti da ognuno mediocremente sapiente, per naturale ingegno; che anzi le verità che insegnò, le mescolò con molte favole e falsissime dottrine. Non usò segni, fatti soprannaturalmente, coi quali, solo, si rende testimonianza alla divina ispirazione, mentre l’operazione visibile, che non può essere se non divina, mostra il dottore di verità, come spiritualmente ispirato, ma disse di essere mandato i potenza di armi: segni questi che non mancano anche ai ladroni e ai tiranni. Né, da principio, gli credettero uomini sapienti nelle cose di Dio, esperimentati nelle cosa divine e umane, bensì uomini bestiali del deserto, affatto ignoranti di ogni divina dottrina, per mezzo dei quali, con la violenza delle armi, costrinse gli altri alla sua legge. Nessun oracolo dei precedenti profeti, rappresentanti autentici del Magistero divino, gli rende testimonianza, che anzi deprava quasi tutti i documenti del Vecchio e del Nuovo Testamento, con favoloso racconto, come è evidente a chi dia una scorsa al Korano; perciò con astuto consiglio non lasciò leggere ai suoi seguaci i libri del Vecchio e del Nuovo Testamento affinché, per mezzo loro, non fosse accusato di falsità. Così è evidente che coloro, i quali prestano fede alle sue parole, credono con  leggerezza – leviter credunt”.
 Alla fine degli anni Cinquanta, un eminente studioso dell’Islam, il padre domenicano Théry, pubblicò, firmandolo con lo pseudonimo Hanna Zacharias, un saggio, “Vrai Mohammed et faux Coran ”, che ha dimostrato, senza lasciare ombra di dubbio, la derivazione del fatalismo a sfondo pessimistico, che sta alla base della teologia di  Maometto, dalle elucubrazioni eterodosse di cristiani eretici e di talmudisti, animati da una fanatica, tenebrosa avversione al Dio dell'Antico e del Nuovo Testamento.
 L'odio islamico nei confronti degli infedeli, ha infatti origine dalle dottrine ereticali, che contemplavano l'irriducibile opposizione dei veri spirituali (pneumatici, nel linguaggio gnostico) e gli infedeli, animali parlanti, da asservire alla punitiva autorità islamica.
 Ci chiediamo allora: su quale fondamento il professor Doria  costruisce il suo progetto di Genova città aperta all'immigrazione islamica? Su quali basi i buonisti, che occupano le pagine dei giornali e gli schermi delle televisioni teologicamente corrette, pensano di costruire la convivenza pacifica con gli islamici? Quale utilità pensano abbia l'immigrazione di estremisti strutturali in una società debilitata da una devastante crisi demografica e da un galoppante declino economico? Mah, direbbe l'ingegnere Giovanni Volpe.   


Piero Vassallo

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