Nel 1977 il progetto culturale di
Armando Plebe era affondato nel gorgo delle contraddizioni pirandelliane, che
avevano infradiciato la baracca sincretista messa in piedi da Giorgio
Almirante, l'autore del goffo e presuntuoso tentativo di aggiornare e
nobilitare la politica realistica di
Arturo Michelini.
Vivente
e attiva era invece la cultura degli studiosi, che Almirante aveva emarginato
al fine di promuovere la cultura dell'et ... et ... nella persona di un
filosofo radical chic, per l'occasione truccato da turista della vita e del
pensiero.
Nei
giorni 7-8-9 aprile del 1978, nella Sala del Trono di Palazzo Pallavicini, si
svolse, con la partecipazione di illustri economisti e con una rappresentanza
dei rifiutati dal Msi, costituita da Fausto Gianfranceschi, Giano
Accame, Nicola Petruzzellis, Marino Gentile, Marco Tangheroni, Francesco Grisi,
Piero Vassallo, il sesto incontro romano della cultura, organizzato
dalla Fondazione Gioacchino Volpe.
Gli studiosi
intervenuti nel dibattito sul tema proposto da Giovanni Volpe, Il non
primato dell'economia, tema oggi più che mai attuale, esplorarono le
possibili alternative alla mitologia materialistica usata dalle scolastiche
d'osservanza moderna sedicente liberale, per costituire il desolante regno
dell'usuraio senza Dio [1].
Fra i
numerosi, appassionati interventi al convegno oggi merita una speciale
attenzione, a causa della sua intatta attualità, il testo della magistrale
relazione di Fausto Gianfranceschi, intitolata Cultura e finanza
internazionale.
Gianfranceschi
aveva la chiara visione della temibile insidia rappresentata dalla sottocultura
al potere e dal suo progetto finalizzato a "precipitare il mondo nella
barbarie o di placarlo in un ordine capovolto, che è sinonimo di oppressione
totale; minaccia di estirpare la cultura, secondo il modello orwelliano della
neolingua, che paralizza la mente e la fantasia".
Con singolare acume,
Gianfranceschi comprese che il progetto di avvilire la società era concepito e
promosso dalla cultura omogenea all'alto capitalismo e al proposito
citava il caso del settimanale L'Espresso, "libera creazione
della più grande industria privata italiana la Fiat".
Di qui una diagnosi
impietosa "la mentalità sottoculturale snobisticamente coltivata
dall'Espresso ha favorito in Italia il disgregamento dei valori etico-religiosi
e l'avanzata della sinistra più di tutti i centri di potere culturale in cui
sono infiltrati i comunisti".
Il
medesimo sguardo penetrava la realtà rivoluzionaria d'America e rammentava alla
destra illusa (ancor oggi intontita dal tradizionalismo liberaloide, predicato
da banditori di scuola pliniana) che nella fortezza delle libertà "le
grandi fondazioni - Ford, Rockefeller
ecc. - elargiscono incarichi culturali, posti universitari, borse di studio e
borse di ricerca con notevole liberalità economica, ma selezionando un preciso
orientamento ideologico (liberal, cioè radicale, o aperto alla cosiddetta nuova
sinistra) del loro assistiti".
Formulato
un tale giudizio diventò possibile una lucida, preveggente/devastante analisi
della decadenza italiana, avviata alla fine degli anni Settanta: "Le
Brigate Rosse parlano in termini marx-leninisti contro il potere delle multinazionali,
e quindi non possono considerare la realtà obiettiva, ossia che questo potere
delle multinazionali, almeno in Italia, si è esteso proprio con il favore della
pressione ideologico-culturale marxista". A sostegno della sua
tesi Gianfranceschi cita due saggi, editi nel 1978 da Armando: Il
capitalista nudo, dell'americano Willard Cleon Skousen (1913-2006) e Da Wall Street alle Botteghe
oscure, di Stefania Vaselli.
Skousen
ha dimostrato l'esistenza di una congiura internazionale, avviata e guidata da un
ristretto nucleo di potenti finanzieri e finalizzata alla costituzione di un
grande impero, governato da loro.
La
regola della strategia concepita da finanzieri è l'avvilimento della morale:
"una società libera, ove sopravvivono i valori etici individuali anche
nell'imprenditoria, è meno disponibile all'egemonia del grande capitale
finanziario".
Gianfranceschi
sostiene che Skousen non si limita ad enunciare la sua tesi, la documenta
dimostrando che "le grandi fondazioni americane hanno sempre finanziato
gli intellettuali e i politici ... disposti in un modo o nell'altro ad
appoggiare questo disegno".
E' forse un caso, la
mia è una cauta domanda, che la guerra contro la morale sessuale sia condotta
dal finanziere Georges Soros, l'uomo più ricco del mondo?
Piero Vassallo
[1] I testi degli interventi
sono raccolti in un volume dal titolo Il non primato dell'economia, edito
nel 1979 da Giovanni Volpe, editore in Roma. Il volume (fatta eccezione per
alcuni interventi marginali) meriterebbe una ristampa a cura di un editore
d'area.
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